sabato 12 marzo 2011

Museo Storico Italiano della Guerra - Rovereto


Il Museo della Guerra


Il Museo fu ideato nel 1919 da un gruppo di cittadini roveretani per ricordare il conflitto da poco concluso, che aveva riunito il Trentino all'Italia. Fu inaugurato da Vittorio Emanuele III il 12 ottobre 1921.



Durante la guerra Rovereto era stata evacuata, bombardata e colpita da gravi perdite; la città divenne simbolo della "guerra di redenzione" e il Museo un "luogo della memoria", al quale affluirono in grande quantità documenti e cimeli offerti da cittadini, ex-combattenti e istituzioni.

Nei decenni successivi, il Museo estese il proprio interesse ad altri conflitti: dall'età moderna alle guerre coloniali, alla seconda guerra mondiale.












Retto da un'associazione, il Museo espone armi e uniformi, fotografie ed opere pittoriche, documenti e cimeli. Propone mostre temporanee, promuove studi e ricerche, cura la pubblicazione di opere a carattere storiografico e documentario, partecipa a produzioni cinematografiche.

Museo Stupendo, da vedere e rivedere, in un bellissimo castello.
La mostra su Fiume é poi particolarmente interessante


Fiume!
Scene, volti, parole di una rivoluzione immaginata. 1919-1920

10 dicembre 2010- 5 giugno 2011



Gli accordi di Londra del 1915, mentre prevedevano il passaggio alla sovranità italiana della regione giuliana e dell’Istria, non consideravano questa stessa sorte per Fiume, porto militare dell’Impero austro-ungarico e accesso al mare dell’Ungheria, ma anche città di forte vivacità culturale, intensa attività economica, incrocio di lingue, culture e popoli. Nel 1919, all'indomani della fine della Grande Guerra, attorno a Fiume si raccolsero da tutta Italia intellettuali, soldati, militanti rivoluzionari, uomini e donne, decisi a rifiutare il dettato di Londra e a dare vita ad un’esperienza che esaltasse l'identità italiana della città. In breve tempo Fiume divenne, per la composita popolazione che la affollò, il luogo dove sperimentare il cambiamento che la fine della guerra sembrava aver promesso. La presenza di D’Annunzio, di militanti rivoluzionari, di giovanissimi volontari che avevano respirato ma non pienamente vissuto l’“avventura” della guerra, di artisti, ne fece un laboratorio ambiguo ed eversivo.





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