sabato 31 dicembre 2011


Film dell'ultimo dell'anno per tutta la famiglia.
Peccato per la seconda fila che non mi permette di seguire bene le scene di azione, ma se no bello e divertente

venerdì 30 dicembre 2011

giovedì 29 dicembre 2011

Viaggio in Friuli - giorno 3

Redipuglia

monte S. Michele

(gorizia)

Collio & Colli Orientali del Friuli

Cividale

martedì 27 dicembre 2011

lunedì 26 dicembre 2011

Christmas Tango @ Salon Camana

Serata fantastica.
Quintetto molto bravo e con repertorio molto vicino ai miei gusti (e a quelli di tanti altri, direi)
Salon pieno, mai visto cosi. Pista ovviamente piena, con i soliti problemi di urti e calcioni.
Ballato tantissimo e con molto gusto. Non ricordo esattamente, ma almeno 8 o 10 tande.
Di sicuro ballato con Cinzia, Myra, ragazza bionda in verde, Alice P., ragazza alta mora...
Ciliegina sulla torta aver ballato Oblivion e Vuelvo al Sur con la maestra Alice. Ballata ovviamente malissimo, vista la mia emozione.





venerdì 23 dicembre 2011

Pensalobien Milonga One Night REVEL - Milano (MI)

Non ero mai andato di sera. Milonga piena, ma si trova da metter giu la roba e la pista contiene tutti, sempre che si comportino come si dovrebbe, cosa che non succede.
Io ero un pò stanco e non ho ballato al meglio, ma ho colto l'occasione per molti auguri di Natale.
Ballato con Sonia, Myra, ragazza brava, Iresha.

Pin nique


Torniamo sempre volentieri in questo ristorantino. Ambiente molto carino e cibo buono a prezzi accettabili

Midnight in Paris


Dopo tanto tempo vedo un film di Woody Allen. La sensazione è di averlo gia visto, tutti recitanto come woody. L'idea di tornare indietro nel tempo è carina, ma si esaurisce in fretta.
Delusione

mercoledì 21 dicembre 2011

Aspettando Jannacci




  • Mercoledì 21 Dicembre, 2011
  • CORRIERE DELLA SERA
  • © RIPRODUZIONE RISERVATA
Aspettando Jannacci Ne valeva la pena
Aspettando Jannacci. La serata omaggio che Fabio Fazio ha reso a Enzo Jannacci aveva una sola idea drammaturgica: quella di aspettare.
Aspettare Jannacci come fosse Godot, aspettare la Milano che non c'è più, aspettare Beppe Viola, aspettare l'aspettare. Nell'attesa il cartellone è ricco: Antonio Albanese canta «Vengo anch'io», Teo Teocoli si esibisce ne «Il dritto», Irene Grandi attacca «Ci vuole orecchio». E intanto Jannacci padre non arriva. C'è il figlio in studio, che suona e interpreta (interpreta le canzoni del padre nel senso che ce le spiega, caso mai non le avessimo capite), ci sono Ale & Franz, c'è Roberto Vecchioni che, da ispirato, interpreta «Vincenzina la fabbrica» (Rai3, lunedì, ore 21,09).
C'è grande attesa che si compia un miracolo: rivedere Cochi e Renato tornati ai tempi de «Il poeta e il contadino» o Boldi e Teocoli inseguiti dai fantasmi sgangherati e bellissimi di «Non lo sapessi ma lo so», con tutto il rimpianto e la nostalgia canaglia per quella tv di professionisti, sperando che i sentimentalismi siano ancora sufficienti a garantire la bontà attuale di quella tv. E Jannacci si fa aspettare.
E allora sotto con Paolo Rossi che fa il palo dell'Ortica e Cristiano De André a dimostrarci, con Paolo Jannacci, che i figli hanno studiato musica. Per fortuna, nell'attesa, c'è Dario Fo che da tempo non lo si vedeva così vispo e spensierato (anche se ha il maledetto vizio di attualizzare le sue cose del passato) a snocciolarci le allegre disgrazie di «Ho visto un re».
Il programma si chiamava «Vengo anch'io, ovvero Enzo  Jannacci» ed era un tributo di amici nei confronti del nostro Godot, un modo per rompere l'attesa, per passer le temps, per trovare un senso a questa lunga attesa. Poi finalmente si materializza e, più stranito del solito, ci fa rivivere stupendamente l'epopea di «El portava i scarp del tennis». A ricordarci che l'attesa ne valeva la pena.

Aldo Grasso

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giovedì 15 dicembre 2011

Spazio A - DJ Auslander

Torna dopo tanto il Dj di Nuevo preferito. Stasera farà musica ancora un pò più "oltre" del solito: musica spesso difficile da ballare o da riconoscere come tango.
La serata è comunque molto affollata, con i soliti problemi di urti in pista.
Ballo con Monica B (bene), Cinzia ((benino(, una ragazza con mille codini in testa (molto bene). Forse un altra ma non ricordo bene.

Speravo ci fossero un pò più di facce note, peccato

lunedì 12 dicembre 2011

Monday Milonga @ Salon Camana

Bella serata di tango, con due momenti di eccellenza nelle tande "nueve".
Ballato parecchio e bene direi, cercando di mettere in pratica i consigli ricevuti nella lezione di ieri.
Ballato quasi totalmente con ragazze mai ballate prima, con alterne fortune ma un paio di belle scelte.

domenica 11 dicembre 2011

Lezione Privata con Andrea e Alice

Prima prova per vedere il metodo e capire se vale la pena, visto il costo non basso per una persona sola.
Alla fine direi grande soddisfazione. tutti e due molto precisi. Avere il feddback interno della ballerina ed esterno di chi ti guarda è interessante e dovrebbe permettere un apprendimento più veloce.
Certo che di difetti ne ho parecchi..
A gennaio se ne riparla

sabato 10 dicembre 2011

Miracolo a Le Havre



Tra anacronismo e attualità, uno dei migliori Kaurismäki
in assoluto

Marianna Cappi

Il lustrascarpe Marcel Marx vive a Le Havre tra la casa che divide con la moglie Arletty e la cagnolina Laika,il bar del quartiere e la stazione dei treni, dove esercita di preferenza il proprio lavoro. Il caso lo mette  contemporaneamente di fronte a due novità di segno opposto: la scoperta che Arletty è malata gravemente  e l'incontro con Idrissa, un ragazzino immigrato dall'Africa, approdato in Francia in un container e sfuggito  alla polizia. Con l'aiuto dei vicini di casa – la fornaia, il fruttivendolo, la barista - e la pazienza di un detective  sospettoso ma non inflessibile, Marcel si prodiga per aiutare Idrissa a passare la Manica e raggiungere  la madre in Inghilterra. 
Un cast di attori franco-finlandesi, con le facce e le fogge da polar melvilliano, interagiscono in quel di Le Havre in un quartiere dove ancora “buongiorno vuol davvero dire buongiorno”, per usare – assolutamente non a caso - una frase di Miracolo a Milano, di De Sica e Zavattini. Eppure, la battuta più bella ed emblematica del film è proprio: “restano i miracoli”, dice il dottore, “non nel mio quartiere”, chiosa Arletty. È tutto qui il miracoloso (questo sì) nodo di poesia e disincanto, ottimismo e amarezza di cui è fatto Le Havre , uno dei migliori Kaurismaki in assoluto. Il finale si preoccuperà poi di illuminare il concetto, con uno splendido e improbabile ciliegio in fiore: un altro mondo è possibile o ci vorrebbe davvero un miracolo perché una storia come quella di Idrissa accadesse nella realtà? Entrambe le cose, sembra dire il regista: il cancro che affligge il nostro modo di vivere e di agire è a un livello più che mai avanzato, ma “restano i miracoli”. 
D'altronde, il fondatore del Midnight Sun film festival, quando al suo meglio, non ha mai fatto altrimenti che promuovere ossimori – i Leningrad cowboys -, trovare ricchezza nella povertà, (far) reagire con straordinaria nonchalance di fronte all'incongruo (la scena dell'ananas, in questo film, è qualcosa che non si dimentica), mescolare magistralmente anacronismo e attualità. È un sognatore? Eppure il sole di mezzanotte è un fenomeno reale, astronomico, naturale.

giovedì 8 dicembre 2011

De-light


I LOCALI DI IO DONNA De-light

SANO, GUSTOSO E SENZA GRASSI. È la filosofia di de-light (nomen omen), concept-coffee-restaurant-store appena aperto a Milano, che fa del "less is more" la sua bandiera. «Light ma non dietetico/punitivo» precisa Roberta Antonioli, pr di lungo corso, artefice dell’intrigante progetto. «Anzi, sono proprio le cotture leggere a esaltare il gusto degli ingredienti che devono essere (e sono) ovviamente freschissimi». Dalle brioche della prima colazione fino alle tapas della sera. Sì, perché al delight il light è continuato: dalle 7.30 alle 24, sette giorni su sette.


Ambiente: raw-raffinato. Cemento grigio su pavimento e soffitto; tavolini (in tutto 18) con tovagliette di cotone naturale volutamente stropicciate e in colori neutri, sedie design in grigio, verde acido e bianco; scaffali alle pareti per la superba collezione di bollicine Moët Hennessy, vini di piccoli produttori indipendenti e prodotti selezionati (caffè, tè, cereali...) da acquistare.

Dalle 7.30 alle 11: breakfast time. Dal semplice cappuccino (anche minisize, chiamato Lì per Lì) con croissant sfogliato (solo 3 per cento di grassi), al menu completo con uova, frutta, toast, spremuta di agrumi...

Dalle 12 alle 16: lunchtime. In menu starters, first e main courses, dessert. Si può prendere tutto (dipende dalla fame) ma anche sceglierne uno solo (evviva, Milano città aperta!).

Dalle 18 alle 24: tapas time. E qui viene il bello. Le luci si abbassano, le candele si accendono, parte la musica (soffusa e discreta, però) e si degustano da 6 a 12 delizie de-light con una flûte di champagne o un calice di vino. Fino a mezzanotte. 

Fin qui la scheda del locale. Noi siamo andati tardi, eravamo gli unici. Preso 5 tapas a 25 Euro. Più calice champagne "in promozione" a 12 Euro, proposto dalla solerte cameriera, che ovviamente omette il costo.
Tutto buono per carità, ma trovo i prezzi francamente eccessivi. Le tapas erano anche troppo abbondanti, visto che le metti in degustazione dovrebbero essere assaggi. Spenderesti meno e saresti contento uguale.


Quindi un pò di "fregatura" l'ho sentita. Peccato.

EVGENIJ ONEGIN


di Aleksandr Puškin
adattamento di Magda Poli e Flavio Ambrosini
regia di Flavio Ambrosini
con Massimo Loreto Annina Pedrini


Storia romantica di un grande amore mancato, narrata in un’originale polifonia di stili, il capolavoro di Puškin rivive al Teatro Franco Parenti nella suggestiva messinscena di Flavio Ambrosini e nell’interpretazione intensa di Massimo Loreto e Annina Pedrini.
Critici, storici, scrittori consideravano Evgenij Onegin di Puskin, la sintesi perfetta dell’anima russa. In una stagione teatrale pervasa di spirito russo non poteva mancare questa storia d’amore, che si dipana attraverso gli anni e i luoghi, tra partenze e ritorni, in un intreccio beffardo di sentimenti. Protagonista è un ‘giovin signore’, dedito alla mondanità, di raffinata e vuota educazione, annoiato e cinico. Respinge in gioventù il trasporto sincero della romantica Tatiana, corteggia per tedio la vivace sorella, uccide in duello l’innamorato geloso. La sua aridità divora ogni purezza ma a distanza d’anni implora invano l’amore un tempo disprezzato. Il complesso intreccio del romanzo si scioglie e riduce, teatralmente, a un duetto tra Evgenij e Tatiana, pallide ombre della giovinezza, cristallizzati nel ricordo di una felicità che per indolenza, convenzione, miopia non hanno saputo riconoscere. Prigionieri di un’ossessiva coazione a ripetere, evocati dalle note di Schumann e Schostakovijch, sono reclusi in uno spazio claustrofobico, dove si compie la loro deriva, superstiti, abbandonati al margine della vita.

mercoledì 7 dicembre 2011

Caffè Caribe

Serata strana al Caribe. La sala la conodscevo, ma  la ritorvo molto più piena di gente di quando fosse stata l'ultima volta. Tanta gente e tutta sconosciuta. Tranne l'eccezione di una ragazza con cui avevo ballato una volta ma non ricordavo dove, tutte le altre erano sconosciute. Mi sembrava di essere in un altra città.
Livello tanghero medio, non ho ballato ne con bravissime (tranno forse una) ma con principianti ed intermedie si. Finendo con una sempre fuori asse, che mi ha fatto penare un po.
Ballato tanto per altro, direi almeno 6 tande.
Non so se mi ha convinto, direi serata da tenere di scorta.

martedì 6 dicembre 2011

Super 8


Classico film alla Spielberg, con i ragazzi che salvano il mondo, l'extraterrestre buono, i militari cattivi. Mi ha ricordato molto ET. Carino comunque

lunedì 5 dicembre 2011

Monday Milonga @ Salon Camana

Ormai è un appuntamento fisso. A parte una piccola carenza di ballerine che costringe a star fermi, il resto è ok. Apprezzo particolarmente lo spazio a disposizione per ballare, evitando i cozzi della Comuna.
Prima della milonga ho fatto prova lezione con Andrea & Alice. Andrea ha ancora un impostazione diversa da Marina e Tali (ginocchia dritte, per esempio) e questo mi crea un pò di perplessità. Devo iniziare a pensare quale stile mi piace di più e prendere lezioni di conseguenza.
In milonga poi ho ballato abbastanza bene.
Ballato con Sonia, con una ragazza giovane che ho scambiato con la sorella con cui avevo ballato la settimana prima (leggerissima, nonostante dica di essere principiante), con due signore "intermedie", una più bassa ed una più alta (meglio con la prima), con un altra ragazza con cui mi sono trovato male (e lei anche, direi), Grazia (meglio dell'ultima volta, ma mi sa che non si diverte troppo).
Ho mancato le due Alici purtroppo, ma nonostante tutto serata intensa.


domenica 4 dicembre 2011

Mostra fotografica: Robert Mapplethorpe




Per la prima volta a Milano, una grande retrospettiva ripercorre la carriera e l’opera di Robert Mapplethorpe, tra I più importanti autori del Novecento che ha influenzato con le sue immagini dalla composizione perfetta, generazioni di fotografi e artisti.
Il suo tempo è la New York degli anni Settanta e Ottanta, quella della rivoluzione pop, del new dada e di Andy Warhol; la città creativa e disinibita della liberazione sessuale, dell’esplosione della performance e della body art.
Mapplethorpe è oggi unanimemente considerato uno dei più importanti fotografi del ventesimo secolo perché, come i grandi artisti sanno fare, è riuscito a essere nello stesso tempo classico e attuale: testimone del proprio tempo e astratto in una sorta di perfetta atemporalità. Le fotografie di Robert Mapplethorpe sono rigorose, composte, curate nel minimo dettaglio. I corpi, come i fiori, sono impeccabili, ritratti in ambientazioni quasi asettiche, i loro movimenti sono armonici e ricordano gli studi dell’arte e della scultura rinascimentali. La ricerca della perfezione, mito irraggiungibile per la maggior parte degli artisti, è per Robert Mapplethorpe la condizione necessaria da raggiungere in ogni suo scatto.
La mostra, proveniente dalla Robert Mapplethorpe Foundation di New York, comprende 178 fotografie e rappresenta un’occasione unica per ripercorrere, con un unico sguardo retrospettivo, il lavoro di Mapplethorpe, dalle prime polaroid di inizio anni Settanta, fino ai suoi celebri still life, ai fiori, ai ritratti, alla sconcertante serie dedicata a Lisa Lyon, alle splendide immagini dedicate al corpo maschile, indagato e celebrato come mai prima di allora, all’omaggio alla sua musa Patti Smith, agli insoliti, teneri e malinconici ritratti di bambini.


“Spesso l’arte contemporanea mi mette in crisi perché la trovo imperfetta. Per essere perfetta non è che debba essere giusta dal punto di vista anatomico. Un ritratto di Picasso è perfetto. Non c’è niente di contestabile. Nelle mie fotografie migliori non c’è niente di contestabile – così è. È quello che cerco di ottenere”.


L’estrema contemporaneità e la grande classicità di Mapplethorpe è tutta in questa possibile perfezione da raggiungere e da realizzare nel breve lasso di tempo di uno scatto, di una sessione di posa.


Immagini spesso un pò disturbanti, corpi nudi maschili e maschilmente femminili, ritratti ed autoritratti. Non posso dire di essermi innamorato di queste foto, a parte quelle sui fiori. Ma l'uso della luce sui corpi nudi è magistrale.