mercoledì 21 dicembre 2011

Aspettando Jannacci




  • Mercoledì 21 Dicembre, 2011
  • CORRIERE DELLA SERA
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Aspettando Jannacci Ne valeva la pena
Aspettando Jannacci. La serata omaggio che Fabio Fazio ha reso a Enzo Jannacci aveva una sola idea drammaturgica: quella di aspettare.
Aspettare Jannacci come fosse Godot, aspettare la Milano che non c'è più, aspettare Beppe Viola, aspettare l'aspettare. Nell'attesa il cartellone è ricco: Antonio Albanese canta «Vengo anch'io», Teo Teocoli si esibisce ne «Il dritto», Irene Grandi attacca «Ci vuole orecchio». E intanto Jannacci padre non arriva. C'è il figlio in studio, che suona e interpreta (interpreta le canzoni del padre nel senso che ce le spiega, caso mai non le avessimo capite), ci sono Ale & Franz, c'è Roberto Vecchioni che, da ispirato, interpreta «Vincenzina la fabbrica» (Rai3, lunedì, ore 21,09).
C'è grande attesa che si compia un miracolo: rivedere Cochi e Renato tornati ai tempi de «Il poeta e il contadino» o Boldi e Teocoli inseguiti dai fantasmi sgangherati e bellissimi di «Non lo sapessi ma lo so», con tutto il rimpianto e la nostalgia canaglia per quella tv di professionisti, sperando che i sentimentalismi siano ancora sufficienti a garantire la bontà attuale di quella tv. E Jannacci si fa aspettare.
E allora sotto con Paolo Rossi che fa il palo dell'Ortica e Cristiano De André a dimostrarci, con Paolo Jannacci, che i figli hanno studiato musica. Per fortuna, nell'attesa, c'è Dario Fo che da tempo non lo si vedeva così vispo e spensierato (anche se ha il maledetto vizio di attualizzare le sue cose del passato) a snocciolarci le allegre disgrazie di «Ho visto un re».
Il programma si chiamava «Vengo anch'io, ovvero Enzo  Jannacci» ed era un tributo di amici nei confronti del nostro Godot, un modo per rompere l'attesa, per passer le temps, per trovare un senso a questa lunga attesa. Poi finalmente si materializza e, più stranito del solito, ci fa rivivere stupendamente l'epopea di «El portava i scarp del tennis». A ricordarci che l'attesa ne valeva la pena.

Aldo Grasso

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