giovedì 26 aprile 2012

Rusteghi I nemici della civiltà




Due padri, tanto ricchi quanto gretti e ignoranti, vorrebbero che i rispettivi figli si sposassero, ma senza dar loro la possibilità di conoscersi prima delle nozze. La siora Felice, trasgredendo, fa incontrare i ragazzi che sono scoperti e accusati di aver disobbedito agli ordini paterni. 
Goldoni tratteggia la condizione dell'uomo adagiato nella propria stoltezza: per questo un rinoceronte campeggia sul palco, rimandando all'universo ioneschiano di Rhinocéros, commedia sull'omologazione e sull'ottusità dell’uomo. 
La rilettura in chiave moderna dell'opera settecentesca operata da Gabriele Vacis e Antonia Spaliviero sottolinea la meschinità e la chiusura dei personaggi principali. 
La scelta di affidare i ruoli femminili a uomini rappresenta un tentativo di calarsi nei panni altrui per meglio capire il proprio prossimo. 

Perchè vederlo?
Perché la rilettura di Gabriele Vacis è acuta e divertente. Per l'inaspettata attualità del testo di un Goldoni femminista ante-litteram.

Il sipario è già aperto e gli attori sono in scena quando il pubblico entra in sala. Due tra i protagonisti, in primo piano, iniziano a dialogare tra loro in dialetto veneziano. All’affermazione di uno di loro: «Questi non capiscono, non sono dei nostri», sopra le loro teste, su un telo nero, vengono proiettati i sottotitoli in lingue sconosciute, con strani simboli a sostituire gli improperi da loro pronunciati. Alle loro spalle, gli altri attori e una scenografia – di Roberto Tarasco – totalmente incellofanata, simbolo forse del mantenimento dello status quo di cui si fanno promotori i rusteghi protagonisti della commedia di Carlo Goldoni.

Una commedia che Gabriele Vacis mette in scena in maniera insolita, in un via vai tra passato e presente, tra filmati tv di commedie goldoniane, momenti che ritraggono la gioventù di oggi e battute dello scrittore veneziano tradotte in italiano, per l’occasione, dal regista e da Antonia Spaliviero.

I quattro protagonisti sono uomini ottusi, maschilisti e profondamente all’antica. Lunardo (Natalino Balasso), sposato in seconde nozze con Margherita (Alessandro Marini), vuole che la figlia Lucietta sposi Felippetto, figlio dell’amico Maurizio, ma senza che i due promessi si vedano prima del matrimonio. Le mogli degli altri rusteghi, Marina (Daniele Marmi), zia di Felippetto e moglie di Simon (Eugenio Allegri) e Felice, moglie di Canciano (Jurij Ferrini), ne vengono a conoscenza e studiano un piano per far conoscere i due futuri sposi.

Tutto questo in una rappresentazione tutta al maschile; sono uomini anche le mogli dei rusteghi, vestiti alla bell’e meglio come se non si trattasse di un vero e proprio spettacolo ma di una prova, dove gli attori – tutti fenomenali, anche quelli che mettono in scena i ruoli femminili, soprattutto Daniele Marmi nel ruolo di Marina – entrano ed escono continuamente dai loro personaggi.

Uno spettacolo divertente e mai banale, assolutamente moderno nonostante i due secoli e mezzo che sono passati dalla prima rappresentazione della commedia originale. D’altronde si tratta, per dirla con le parole di Gabriele Vacis, di una: «Commedia che parla ancora al nostro tempo, all’intolleranza travestita da moralismo, alla difficoltà di mettersi in relazione, alla mancanza di comunicazione di un’epoca che proprio della comunicazione fa il proprio vessillo»

Uno spettacolo veramente divertente, che ci ha ricordato il Vacis dei bei tempi.
Attori tutti bravissimi, con un affetto particolare rivediamo Eugenio Allegri..


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