venerdì 18 aprile 2014

Mostra: Klimt: alle origini del mito


La mostra, organizzata dal Comune di Milano, Palazzo Reale, 24 ORE Cultura e Arthemisia Group, realizzata in collaborazione con il Museo Belvedere di Vienna e curata da Alfred Weidinger, affermato studioso di Klimt e vicedirettore del Belvedere, presenta per la prima volta a Milano alcuni dei più noti capolavori provenienti dai più importanti musei.

Proprio il Museo Belvedere, in occasione del 150° anniversario della nascita di Klimt ha organizzato nel 2012 un grande mostra che dava conto della formazione, dello sviluppo e dell’apice della carriera artistica del genio austriaco, riunendo molti lavori di Klimt tra cui 40 oli. Nella mostra milanese, aperta dal 12 marzo al 13 luglio a Palazzo Reale, ve ne saranno 20, oltre ad altri suoi lavori e di artisti a lui vicini, a cominciare dai fratelli Ernst e Georg, per un totale di oltre 100 opere.

La ricostruzione originale del “Fregio di Beethoven” – esposto nel 1902 a Palazzo della Secessione a Vienna, fondata nel 1897 – chiuderà il percorso espositivo, occupando un’intera sala e “immergendo” il visitatore nell’opera d’arte totale, massima aspirazione degli artisti della Secessione viennese e tutto il percorso espositivo si avvarrà di un allestimento che integra tematiche e opere nel contesto di arte totale proprio della movimento.

La mostra si propone dunque di indagare i rapporti familiari e affettivi di Klimt, esplorando gli inizi della sua carriera alla Scuola di Arti Applicate di Vienna e la sua grande passione per il teatro e la musica attraverso l’esposizione di opere provenienti anche da altri importanti musei, tra cui diversi capolavori come Adamo ed Eva (Adam and Eve), Giuditta II, Girasole (Sonnenblume) e Acqua mossa (Bewegtes Wasser).

Una "mostrina" rispetto al Belvedere. Si ricordano giusto i Girasoli ed un paio di altre opere. Ed il fregio di Beethoven non può compararsi all'originale..


lunedì 14 aprile 2014

Milonga: Biko

Serata senza troppa gente, si balla bene e la musica è buona.
Io non sempre benissimo ma qualche tanda decente la tiro fuori.

Cinema: Alla ricerca di Vivian Maier


John Maloof sapeva che "chi cerca, trova", perché ha frequentato fin da piccolo i mercati delle pulci. Nel 2007, in procinto di scrivere un libro sulla storia del suo quartiere di Chicago, ha dunque acquistato all'asta una scatola piena di negativi non ancora sviluppati, sperando di trovare del materiale utile al suo scopo. Invece, ha trovato una delle più straordinarie collezioni fotografiche del XX secolo. Andando, qualche anno dopo, alla ricerca dell'identità del fotografo, una donna di nome Vivian Maier scomparsa nel 2009, Maloof ha scoperto anche una storia da romanzo: quella di una figura dall'immenso talento artistico, che ha preferito per tutta la vita mantenere il segreto sulla sua attività fotografica, preferendo fare la tata per i bambini delle famiglie bene di Chicago.
E non finisce qui. Perché il vero tesoro trovato da John Maloof - giovane filmaker, fotografo, storico e ora probabilmente milionario - è un altro ancora, e si tratta di quello che, paradossalmente, non ha scoperto. Maloof, infatti, ha trovato un mistero. Un nucleo di interrogativi resistenti a qualsiasi certezza, che resterà per sempre legato al nome e all'opera di Vivian Maier e perpetuerà la storia e il suo fascino negli anni a venire.
Gli autori del documentario, che sono lo stesso Maloof e Charlie Siskel (il produttore di Bowling a Columbine), decidendo di trasformare in un film la ricerca su Vivian Maier non hanno compiuto soltanto un'operazione commerciale, o proseguito la missione di divulgazione iniziata con l'esposizione delle fotografie, ma si sono posti in continuità con il lavoro della fotografa segreta, la quale ha condotto senza dubbio un'esistenza cinematografica e al cinema si era a sua volta avvicinata, girando migliaia di pellicole Super8 e 16mm e tentando persino la strada della narrazione in macchina (genere reportage di cronaca nera, condito di ironia). Cambiando nome, (tra)vestendosi con abiti fuori moda, inventando un accento francese, scegliendosi un lavoro "di copertura", Vivian Maier ha infatti e senza dubbio recitato una parte, anche se il motivo di questo comportamento resta sconosciuto. Come se non bastasse, la tragedia privata (che non è difficile ipotizzare sulla base delle testimonianze raccolte) e i tratti di durezza e persino cattiveria attribuitele da chi l'ha conosciuta, fanno di lei un personaggio enorme, degno della penna di un grande sceneggiatore.
Togliendola dall'oscurità e portandola alla luce, nel senso letterale del termine, con lo sviluppo del negativo e l'irradiazione della luce del proiettore, Maloof e Siskel l'avranno tradita o avranno compiuto la sua più recondita volontà? In questa vicenda piena di contraddizioni, sono sicuramente vere entrambe le cose. Una cosa, però, è più certa delle altre. In una delle sue tante registrazioni, si sente Vivian chiedere ad un bambino: "E ora dimmi, come si fa a vivere per sempre?" Ecco, adesso John Maloof le ha risposto.

il film è interessante nella prima parte ma si perde man mano che avanza.
Ma le foto della Maier sono eccezionali.

venerdì 11 aprile 2014

Teatro: Victor Ullate Ballet

Quattro balletti:  Jaleos – Y – Après Toi – Bolero


Tutti molto belli anche se diversi fra loro. Il Bolero si rifà a Bejart ma non può superare l'originale, inimitabile. 
gli altri tre si basano sui passi classici ma sono gran bene interpretati  e coreografati.





 Après Toi (Omaggio A Béjart)
MUSICHE DI LUDWIG VAN BEETHOVEN
SECONDO MOVIMENTO DELLA 7 SINFONIA

COREOGRAFIE DI VICTOR ULLATE
La musica mi porta sempre a luoghi immaginari, mi ricorda gli eventi e le situazioni  passate. Ma ci sono alcuni brani che fanno anche parte dell’immagine che abbiamo di determinate persone. Per me, la settima sinfonia di Beethoven è inerente alla memoria di Maurice Béjart e sempre lo assocerò a lui. Nella mia mente c"è un parallelismo inevitabile tra la musica di Beethoven e la personalità di Maurice; delicatezza, brillantezza e magnificenza sono, tra le altre, le caratteristiche comuni, senza dubbio. Nel mio più toccante ringraziamento per le cose che mi ha trasmesso e insegnato che io, con orgoglio, rifletterò, ma sempre 'Après toi'.


Bolero
PRIMI ITALIANA
 MUSICHE DI MAURICE RAVEL
COREOGRAFIE

DI VICTOR  ULLATE

Una coreografia di Bolero è una sfida che ho sempre voluto affrontare. Credo che una versione di questo brano creata da un coreografo spagnolo può dare una visione diversa. del tema degli anni 80- è anche un modo per dedicare questo lavoro a Sergei Diaghilev, fondatore dei Balletti 0ussi che ha cambiato il mondo della danza rimuovendo l"immagine esclusivamente femminile. Dedico anche il mio lavoro al mio maestro, Maurice Béjart, che ha sempre sostenuto il ruolo dell"uomo nel balletto come +uello della donna.'




lunedì 7 aprile 2014

Milonga: Biko


torno dopo 3 settimane. Ero rimasto deluso l'ultima volta e ho voluto staccare.
Inizio cosi cosi: molti principianti, manca la solita gente. Però pian pianino la serata sale, arriva gente (non troppa, perforuna) e si riesce a ballare bene. Scelte di compagna non sempre azzeccate, ma buone. Tenuto per ultime Mapi e Sara, per finire bene.

venerdì 4 aprile 2014



Parigi, 1957. Yves Saint Laurent ha 21 anni e viene chiamato a prendere il posto del defunto Christian Dior nella cui maison ha già avuto modo di dar prova delle proprie qualità. Lo attende la prima collezione totalmente affidata alla sua creatività. Il successo ottenuto lo proietta ai più alti livelli della moda parigina imponendogli al contempo una continua pressione. Il ricovero per una sindrome maniaco-depressiva, in occasione della sua chiamata alle armi per la guerra in Algeria, fa sì che venga licenziato. Grazie al sostegno di Pierre Bergé, che ne diverrà il compagno e il factotum, lo stilista apre una propria casa di haute couture e YSL diverrà un marchio simbolo di eleganza e innovazione.
Jalil Lespert si inserisce con questo film nell'ambito del film biografico stando attento a non eccedere nella beatificazione del protagonista ed evitando anche di cadere nel gossip per immagini. Sono due rischi che chi decide di affrontare una personalità complessa come quella di Yves Mathieu Saint Laurent non può sottovalutare.Il film non ci propone solo il progredire della creatività di un artista in continua ed obbligata evoluzione (a un certo punto gli verrà fatto rilevare che è felice solo due volte l'anno: in primavera e in autunno quando presenta le nuove collezioni) ma va oltre. Ce lo contestualizza, ad esempio, nella lacerante situazione di chi ha lasciato la natia Algeria (da cui anche il regista proviene) e sente il peso di dover rispondere ad interrogativi socio-politici a cui si vorrebbe che prestasse attenzione. La sua vita invece sta in quelle matite che muove con la rapidità di un pittore e da cui nascono abiti che sanno valorizzare le donne rimanendo al passo coi tempi e spesso anticipandoli.
Come Valentino Garavani con Giancarlo Gemmetti così per Yves è determinante l'incontro con Pierre Bergé. È il compagno a cui può appoggiarsi quando la sua forza creativa si muta in fragilità emotiva, è l'organizzatore e il manager. È colui che sa dare un valore commerciale alle sue creazioni mentre Yves acquista una preziosa e antica statua di Buddha senza saperne neppure il prezzo. È a lui (interpretato da un partecipe Guillaume Gallienne) che Lespert affida la narrazione ed è il vero Bergé che ha consentito di esplorare il lato nascosto alle cronache di una relazione durata tutta una vita. Un rapporto in cui non sono mancati i tradimenti e che, per un periodo non breve, ha finito con il ruotare intorno a una donna. La modella Victoire diviene per entrambi un oggetto del desiderio e della gelosia che non li spinge mai a rinnegare od occultare la loro omosessualità ma li mette a confronto con quel mondo femminile per il quale entrambi ogni giorno elaborano e promuovono quegli altri oggetti del desiderio che hanno il nome di abiti di alta moda.

film proprio brutto, si salvano le sfilate. delusione


giovedì 3 aprile 2014

Milonga: El Puntazo


Questo invito è per una festa privata con tango di qualità, giovedì 3 aprile, allo Spazio Scalarini a Milano. Una milonga unica nel suo genere non solo perché per Fernando Gracia e Sol Cerquides è la prima assoluta a Milano. O perché lui è campione del mondo di tango scenario e lei di milonga. L'appuntamento è imperdibile per chi vuole ballare in uno spazio nuovo per la scena milanese del tango: ampio ma accogliente, caldo ed elegante. E per chi vuole godersi un'esibizione destinata a segnare la memoria.

Esplosivi, espressivi, emozionanti, Fernando Gracia e Sol Cerquides sono conosciuti non solo come ballerini della nuova generazione ma anche come raffinati coreografi. Giovanissimi ma già acclamati dal pubblico delle milonghe di tutto il mondo, hanno ballato nei più importanti teatri e compagnie. Grandi interpreti e straordinari comunicatori, il loro stile trasmette l'importanza di ogni piccolo gesto, attraverso le loro straordinarie capacità tecniche.

El Puntazo rappresenta, oggi, un nuovo format a Milano, un nuovo modo di gestire e organizzare le milonghe per proporre a un pubblico selezionato serate speciali all’insegna del tango di classe.
Nato da un’idea di tre associazioni, a El Puntazo si accede tramite invito.

Tre organizzazioni per una serata eccezionale: Effetto Tango, Milano Tango, Bocanegra.

L'EVENTO E' A NUMERO CHIUSO.

Bello Spazio, con un pavimento bello ed ampio che permette di ballare tranquillamente.
Gente diversa dal mio solito giro, buone possibilità di invito, non eccezionali.
Esibizione veramente fantastica