lunedì 22 settembre 2014

Milonga: Biko


Prima volta dopo le vacanze. 
Tanta gente come ai tempi belli. Musica quella che ci piace, con alcune novità
Inizio molto buono con ballerina sconosciuta, resto della serata piu difficoltoso dal punto di vista dei risultati.



venerdì 19 settembre 2014

Cinema: Frances Ha

Un ritratto curioso, ammirato e ammirabile di una giovane donna di oggi e dell'attrice Greta Gerwig
Marianna Cappi      *  *  *  *  -

Frances vive a New York ma non ha un vero appartamento, è un'aspirante ballerina ma non fa veramente parte della compagnia con cui danza. La sua migliore amica, Sophie, è per lei un'altra se stessa "con capelli differenti", ma quando Sophie conosce Patch e si trasferisce da lui, Frances deve imparare a badare se stessa da sola. 
Come Gena Rowland per Cassavetes, Mariel Hemingway per Woody Allen o Anna Karina per Godard, Greta Gerwig si offre all'obiettivo di Noah Baumbach nella sua eccezionale quotidianità, o quotidiana eccezionalità che dir si voglia. Il filtro dello sguardo è tanto curioso quanto affettuoso e non si sa se sia più la Gerwig ad offrire l'anima a Francis, la protagonista del film, o la sceneggiatura del film, scritta dal regista, ad offrire all'attrice quanto di meglio potesse chiedere. 
Il bianco e nero aggiunge una prospettiva romantica e atemporale che si adatta alla perfezione a questo ritratto di una ragazza di oggi, in viaggio da un appartamento da dividere all'altro, che deve fare i conti con aspirazioni smisurate e soldi contati, ma è allo stesso tempo e prima di tutto una donna, che potrebbe appartenere a qualsiasi epoca. Ciò che invece rende Francis un personaggio, o "carattere", è il possesso di un punto di vista sul mondo assolutamente personale. Non siamo di fronte ad una bambinona cresciuta o, se è anche questo, lo è nel suo aspetto meno comodo e patologico: Francis sa quello che vuole, semplicemente, suo malgrado, non ce l'ha. Non ha il talento per danzare nella compagnia di ballo né il potere di impedire alla sua migliore amica di innamorarsi e andarsene. Eppure guarda al mondo (e cioè vive) con innata gioia, senza pigrizia, supplendo da sola alle sue stesse continue goffaggini. Non potrebbe far parte delle "Girls" di Lena Dunham, come la presenza di Adam Driver potrebbe indurre a ipotizzare, perché non è alla ricerca dell'amore passionale ma di un'anima gemella, com'è la sua amica, con la quale divertirsi con poco e amare insieme l'esistenza. 
Baumbach, che per primo diede alla Gerwig visibilità internazionale in Greenberg, torna a lavorare con lei, nel frattempo divenuta la musa del cinema indipendente e cosiddetto mumblecore, e realizza questo piccolo gioiello, leggero, pudico e pieno di vita, anche quando fotografa il fallimento.

Carino nella prima parte, diventa piu lento e noioso nella seconda



martedì 16 settembre 2014

Milonga: MIB

Ero gia li per la lezione di prova di A&A.
Punto è Branca mette sempre bella musica ma non ho trovato grande ispirazione fra le ballerine presenti.. ballato solo con Paola e Giovanna, compagne di corso.. un po pochino.
a casa presto

sabato 13 settembre 2014

Mangiare: Ham Holy Burger

Hamburgeria in via Marghera, che punta sulla qualità ma strizza l'occhio ai giovanissimi con i sui menu si iPad.
Hamburger buoni, servizio velocissimo (ma erano le 19:00). 
Prezzi medio alti




il mio hamburger


Cinema: Si alza il vento

Si alza il vento, bisogna provare a vivere



Il film più personale del maestro mostra il personaggio maschile più bello della sua filmografia
(Gabriele Niola)  
 
Jiro Horikoshi, si presenta al pubblico in sogno, a bordo di un aereo di fantasia in un idillio minacciato da un bombardiere, è un ragazzo con la passione degli aeroplani che nelle sue proiezioni oniriche incontra il proprio idolo, il conte Caproni, grande progettista italiano, a cui confida di voler diventare anch'egli progettista. Durante l'università assisterà al terribile terremoto del '22 e poi troverà lavoro alla Mitsubishi. Studiando la più avanzata tecnologia tedesca cercherà di mettere a punto qualcosa di ancora più innovativo, in grado non solo di colmare il gap che separa il Giappone dagli altri paesi ma anche di superarli. In questi viaggi incontrerà l'amore della sua vita, la donna che lo accompagnerà nel processo creativo.
Nonostante siano evidenti i temi che da sempre dominano il suo cinema è una trama insolita, impegnativa e coraggiosissima quella che Hayao Miyazaki imbastisce nel suo decimo lungometraggio, un biopic sul grande progettista di aerei che diede vita ai rivoluzionari modelli Mitsubishi A6M Zero, tristemente noti per essere stati utilizzati dai kamikaze durante la seconda guerra mondiale. Un film il cui linguaggio e la cui grammatica audiovisiva ricordano più la messa in scena dal vivo che quella animata.
Le contraddizioni non sono certo una novità nel cinema del regista che ha superato il concetto di buono e cattivo, che ama i motori ma è un fervente ecologista e che adora gli aerei da guerra pur inneggiando alla pace, ma stavolta le affronta di petto. The Wind Rises mostra che le contraddizioni non sono barriere ed è possibile al tempo stesso amare e odiare. La sua forza è farlo senza usare le parole ma con la forma di uno straordinario cartone di due ore, un film-fiume che racconta attraverso un uomo l'epica di una nazione e del suo spirito, la sua dignità, la sua etica del lavoro, in un tour de force che segna il ritorno del maestro a una produzione per nulla pigra o ripiegata sui soliti topoi, lontana dai grandi capolavori del passato e audace.
C'è un'evidente identificazione tra il progettista di aerei e il disegnatore, il creatore di macchine e il creatore di sogni, un binomio che in Miyazaki, figlio di un ingegnere aereo, è particolarmente forte (spesso nei suoi cartoni vediamo meccanismi o veicoli volanti da lui inventati) e che trova momenti di rara bellezza nel sogno di Jiro e del conte Caproni (avendo le stesse aspirazioni i due si incontrano sempre nei medesimi sogni) ma forse anche dell'autore, di poter camminare liberamente sugli aerei mentre sono in volo. Jiro Horikoshi, è probabilmente il miglior personaggio maschile mai scritto dal regista, e non a caso appare come un alter ego di Miyazaki (a doppiarlo in originale è Hideaki Anno, l'autore di Neon Genesis Evangelion), amante del volo ma schifato dalla guerra, sostenitore del fatto che gli aerei non debbano avere mitragliatrici ma autore dei modelli poi affidati ai kamikaze, un uomo che sogna un bombardiere caricato con famiglie invece che armi.
Eppure è quando nella seconda parte The Wind Rises scivola dolcemente nel melò che il maestro dà il meglio, con una storia d'amore lieve e commovente come suo solito ma anche più matura che in passato (per la prima volta si vede un bacio francese e addirittura si suggerisce un atto sessuale). Quando la linea sentimentale accelera, tutto il film sembra volare ancora più in alto, specie nella maniera in cui la realtà è trasfigurata dalle visioni di Jiro, l'espediente con il quale Miyazaki sceglie di raccontare il processo creativo attraverso il sogno, il crescere di un'idea alimentata dalla passione, un misto di abnegazione e fantasia, intuizione e fatica.
Miyazaki torna a descrivere le emozioni più elevate, a raccontare lo splendore di essere vivi in questo pianeta, unito all'esigenza di continuare a vivere nonostante tutto (alla fine in un trionfo di linguaggio filmico non ci sarà nemmeno bisogno di dirlo basterà l'alzarsi del vento a scatenare l'emozione nel pubblico), utilizzando uno stile che rifiuta il tratto grosso e si ostina a dimostrare come si possano toccare le corde più profonde e stimolare gli stordimenti emotivi più vertiginosi attraverso lo stile più delicato e sottile possibile.


Un film da adulti girato a cartoni. Bellissimo, commovente, sognante. Sarà l'argomento.
da rivedere

venerdì 12 settembre 2014

Milonga: MIB

Riapre questo posto, gia testato anni fa come Bocanegra.
Il posto in se è abbastanza inquietante, una disco anni 90 o 2000, con una pista ad L piuttosto scivolosa. Insomma niente di che.
Ma era l'inaugurazione ed il DJ Auslander, quindi c'era quel tipo di gente che mi piace.
Ballato magari poco, ma molto molto bene, e chiaccherato piacevolmente.
Una bella serata!
Grazie a Lucia, Francesca, Vania e Marisa



giovedì 11 settembre 2014

Cinema: Quel che sapeva Maisie



Fotografia di un divorzio di oggi. Incorniciato dentro ambienti impeccabili e in generale dentro uno stile indipendente


Susanna è una madre disorganizzata e una rockstar non più giovane, impegnata a non uscire di scena. Beale è un papà in viaggio d'affari, che ha messo il lavoro davanti a tutto il resto. Maisie ha sei anni quando si ritrova contesa nella causa di divorzio tra i due. Coccolata o dimenticata, messa spesso in mezzo suo malgrado, la bambina si trova bene solo con Margo, la nuova moglie del padre, e Lincoln, il fidanzato della madre, che si occupano di lei con la dedizione e la sicurezza che i genitori non riescono a garantirle.
La derivazione del soggetto da un racconto di Henry James serve agli autori più che altro come fiore all'occhiello. Giustamente, come si conviene ad una fotografia contemporanea, i lati più apertamente ignobili dei genitori letterari sono stati espunti, così come il loro servirsi del tramite di Maisie per farsi la guerra come e più di prima della sentenza. Del matrimonio tra Beale e Susanna non sappiamo quasi nulla, se non che è una storia già finita prima che lui se ne vada ufficialmente, ma ciò che cambia le cose e segna il termometro dei tempi, è la motivazione per cui i due combattono per avere Maisie: una ragione affettiva, perché l'amore incondizionato della figlia è una riserva di affetto di cui hanno disperatamente bisogno per nutrire i loro narcisismi.
Posto che, rispetto al racconto ottocentesco, si sta raccontando un'altra storia, appare comunque evidente che dallo stereotipo (voluto) di una certa società arida e arrivista si è passati qui -meno volutamente- allo stereotipo degli adulti di oggi, egoisti e immaturi. Julianne Moore e Steve Coogan sono capaci di trovare qualche sfumatura nei loro personaggi, ma si rimane a chiedersi che interpretazione avrebbero potuto dare se solo ne avessero avuto la possibilità e i loro ruolo non fossero stati confinati a comparsate in squarci di situazioni. La stessa Onata Aprile nei panni di Maisie, giustamente incensata per la sua performance, trae il massimo da quel che le è concesso adoperare: ridotta al silenzio o quasi, si fa puro sguardo e con il solo sguardo regge l'arco intero del film, rispondendo in questo modo a due necessità drammaturgiche, quella di incarnare il punto di vista sulla vicenda e quella di rimanere un mistero.
Cosa sapeva Maisie , infatti, è tanto una dichiarazione di intenti (raccontare un divorzio esclusivamente attraverso i suoi riflessi sulla bambina) quanto la domanda che riempie il nocciolo sentimentale del film, perché cosa passi dalla testa della piccola non è dato sapere e, anche se nel finalissimo una risposta in un certo senso arriva, è per forza una risposta molto parziale. Per finire la carrellata, si dirà che Alexander Skarsgard e Joanna Vanderham hanno, da un lato, gioco facile, incarnando le figure positive e il romance che (insieme alla proverbiale resilienza dei bambini) fa del film una commedia anziché un dramma reazionario, ma dall'altro non sono esenti dalla polarizzazione eccessiva che investe tutti quanti i personaggi.
Incorniciato dentro ambienti impeccabili, metropolitani e non, e in generale dentro uno stile indipendente che idealmente calzava a pennello al soggetto e faceva ben sperare, Quel che sapeva Maisie scontenta parzialmente, perché la fotografia del reale non si fa mai cinema di pelle, di parola, di sensazione e la distanza non sempre è quella buona del pudore ma spesso è quella deludente della mancanza di profondità.

L'argomento è per me fastidioso ed il finale purtroppo irrisolto. Non so..

venerdì 5 settembre 2014

Cinema: In ordine di sparizione



Dark comedy ad ambientazione nordica con un cast eccellente

Norvegia, inverno. Nils, che è stato appena nominato 'uomo dell'anno' dai concittadini del piccolo villaggio in cui vive, è colui che si occupa di rendere accessibile la strada a bordo di un imponente spazzaneve. Quando suo figlio muore e la pratica viene archiviata perché trovato vittima di una overdose, l'uomo non accetta questa versione. Ha ragione perché si è trattato di un assassinio ordinato dal 'Conte', un giovane e sadico boss che controlla parte del traffico della droga in perenne contrasto con la banda dei Serbi. Nils decide di arrivare a lui ma per ottenere questo risultato molti dovranno morire.
Il titolo internazionale del film offre con precisione la scansione temporale dell'azione. Vedremo infatti sullo schermo il nome di chi muore in stretto 'ordine di sparizione'. Questa scelta ci mostra esplicitamente la chiave di lettura di un film che rivela delle paternità importanti (Kitano e Tarantino su tutti) e non ha pudore di dichiararle. Questi debiti vengono però in qualche misura sublimati dall'ambientazione e dalla coppia Stellan Skarsgård-Bruno Ganz che da sola basterebbe a giustificare l'apprezzamento per il film. A loro va aggiunto Päl Sverre Hagen che disegna un cattivo da fumetto iperrealistico che il cinema americano non può che invidiare. L'ambientazione è appunto uno dei punti di forza di questa dark comedy costellata di cadaveri. Il biancore delle distese innevate la fa da padrone e contrasta con il design della lussuosa abitazione del criminale indigeno e con l' "antichità" dell'arredo dello spazio occupato dal padrino serbo.
Sappiamo bene come in ambito letterario negli ultimi anni i 'gialli' scandinavi (a partire dal fortunato e bi-cinematografico Uomini che odiano le donne) abbiano raccontato quella società meglio di qualsiasi saggio sociologico. Hans Petter Moland non ha questa pretesa ma alcune riflessioni sul welfare e sul perché in Norvegia si raccolgano in strada gli escrementi dei cani, oltre che divertire propongono la mai troppo ripetuta necessità di ricordare che stereotipi e punti di vista altrui sono sempre difficili da sradicare. Qualche volta anche da comprendere.

Molto molto divertente! condivido la recensione

Fatto bene - Hamburger



Una bella scoperta, anche se cara.
Hamburger molto buoni e patate al forno sublimi.

Ambiente un pò rumoroso purtroppo.


martedì 2 settembre 2014

Milonga di Compleanno


Compleanno di Ilaria alla Comuna, dj Auslander.
Bella serata "di suo", anche se lo stato di poca forma continua anche se qualche miglioramento io lo vedo, non so se lo trasmetto.
Ballato abbastanza, molto sul sicuro.
Bene con Barbara e Sara, meno bene con le altre.