venerdì 6 febbraio 2015

Teatro: Lehmann Trilogy - 2° Parte


La saga dei fratelli Lehman è al tempo stesso uno squarcio di sogno americano: il Paese che tutto dà a chiunque dia prova di talento, inventiva e abnegazione, in una manciata di secondi rovescia fortune e destini.
I Lehman correranno più volte il rischio di cadere, con la Guerra di Secessione, i due conflitti mondiali, la crisi del 1929, ma sempre sapranno risollevarsi. Tranne l’ultima volta: il 15 settembre 2008 Lehman Brothers diventa il più grande fallimento nella storia delle bancarotte mondiali.


D'intesa con l'autore, Luca Ronconi ha suddiviso i tre capitoli della Trilogia (Tre fratelli, Padri e figlie e L'immortale) in due parti autonome.
La seconda parte si apre nella New York degli anni Dieci del Novecento. I fondatori della dinastia Henry, Emanuel e Mayer, sono morti, al loro posto ci sono i figli: Philip (figlio di Emanuel) vuole speculare in Borsa, mentre Herbert (figlio di Mayer) non si fida. Quest’ultimo diventa Governatore di New York. A settant’anni Philip Lehman “lascia”, ma non definitivamente: non si fida del figlio Robert (Bobbie), laureato in economia a Yale. La Lehman Brother passa attraverso la Prima Guerra mondiale, la crisi del 1929, la Seconda Guerra mondiale, avventurandosi in nuovi e sempre più spericolati investimenti (telefonia, computers, persino la bomba atomica) espandendo i propri interessi in tutto il mondo. Alla morte di Bobbie Lehman nel 1969, la società è affidata a Pete Peterson, estromesso da Lewis Glucksman, che condurrà la banca ad una prima crisi, negli anni Ottanta. Dopo la ripresa, il nuovo CEO, Dick Fuld jr,  nulla potrà di fronte alla catastrofe dei mutui subprime: il 15 settembre 2008, Lehman Brothers dichiara fallimento.

“Di questo testo - sottolinea Luca Ronconi- mi ha subito appassionato la varietà dei registri linguistici: il saggio, il romanzo, il racconto onirico si alternano seguendo l’impaginazione di una sceneggiatura cinematografica. Senza alcun cedimento a una banale contemporaneità che sa di cronaca, Massini, come Edward Bond di cui avevo messo in scena La compagnia degli uomini, non intende presentare al pubblico una verità preconfezionata, piuttosto indirizzarlo verso un percorso di conoscenza. Quella di Lehman Trilogy è una ‘drammaturgia adulta’, che, svincolandosi da una narrativa tradizionale e da qualsiasi valutazione morale, ci consegna una chiave per aprire una porta sull’episodio che, volenti o nolenti, ha profondamente influenzato le vite di tutti noi”.
“Nel raccontare il destino dei fratelli Lehman”, aggiunge Ronconi, “Massini sottolinea l’appartenenza religiosa della famiglia all’ortodossia ebraica e dissemina nell’arco di tutta la narrazione continui riferimenti alla Bibbia; quell’appartenenza verrà a un dato momento ad appannarsi, sostituita dall’adesione ad un nuovo culto che ha i propri riti e le proprie formule, il capitalismo. Dal Pasticciaccio, ai Karamazov, al recente Pornografia, per citarne solo alcuni, amo portare in scena testi in cui gli attori, seguendo il testo, siano guidati ad alternare prima e terza persona, in una continua osmosi tra ‘dentro’ e ‘fuori’, tra onniscienza del narratore e identità del personaggio”.

“La storia Lehman - spiega Stefano Massini- non vuol emergere come la storia di una banca, non ne è la celebrazione né la condanna. Resterà deluso chi cercasse nel mio testo una Norimberga del capitalismo. Troverà al suo posto la cronistoria dei successi e degli insuccessi di tre generazioni, alle prese con gli usi e costumi di una società in rapida trasformazione, innamorata ora del cotone, ora del caffè, poi delle ferrovie, poi del petrolio, e ancora delle sigarette, dei televisori, del cinema, delle automobili, degli aerei, dei supermercati, dell’alcol e perfino della bomba atomica, senza escludere quella sete forsennata di guadagni facili che ha soffiato vento in poppa ai traders più spregiudicati. C’è un legame indissolubile fra noi e la finanza, un legame talmente stretto che suona ipocrita il fingersi teneri agnelli sacrificati dai sacerdoti di Wall Street: la parabola dei tre fratelli Henry, Mayer ed Emanuel con i loro discendenti descrive il vincolo di sangue anticamente creato fra il futuro sognato dagli uomini e le soluzioni dei finanzieri per rendere possibile quel futuro. Tuttora”.

Visto con Matteo, che in questo momento è molto preso dalla finanza.
Gia questo vale il viaggio.
Lo spettacolo è peraltro interessante e bene recitato. Due ore che passano in fretta, presi da quello che succede.

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