mercoledì 10 giugno 2015

Sui Sentieri della Grande Guerra: Genesi e Giorno 1

A questa gita pensavo da parecchi anni. Da quando avevo letto e mi ero interessato alla prima guerra mondiale.
Di gite sul tema ne avevo già fatte parecchie, ma tutte a portata di auto o poco più. Caporetto, San Michele, Tofane, Grappa.
Mi mancavano le grandi cime epiche entrate nella leggenda.
L'idea originale era di fare il solo Pasubio. Poi vista la situazione lavorativa la gita si è estesa anche all'Ortigara, che era vicino e non troppo stancante.
Alla fine è venuta fuori una vacanzina da 3 giorni pieni.
L'itinerario era sempre centrato su Pasubio e Ortigara, con l'inserimento all'ultimo del Monte Fior, che era li e facile da raggiungere.
Controllate le previsioni e liberati dagli impegni, si va.

GIORNO 1: Il Pasubio

Partenza alle 7:00 da Milano per appuntamento con taxi alle 11:00 a Pian delle Fugazze, dove lascio la macchina. Ho reputato troppo faticoso affrontare 700 m di dislivello a freddo per poi salire in cima al Pasubio al pomeriggio. Quindi taxi fino alla Galleria d'Havet e poi un oretta a piedi fino al Rifugio Papa mi è sembrato un buon approccio.



 Il panorama prima di imboccare la Galleria


L'imbocco della Galleria d'Havet







Il panorama appena al di la della galleria. In fondo alla strada si intravede il rifugio.





La strada degli Eroi dalla Galleria al Rifugio

Il Rifugio era un vecchia baracca del tempo della guerra rimessa a posto. Faceva parte di quella città di baracche sospese chiamata "il Milanin" che era sorta a Porte del Pasubio come zona di appoggio. Sorge ancora al di qua della zona sacra.



Le targhe commemorative.
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VERSO IL PASUBIO

Finito il pranzo si parte. Il programma vedrebbbe la salita diretta al dente italiano ed austriaco.
Ma i programmi cambieranno per adattarsi alle scoperte della giornata.
La prima è questa:

Un panorama desolato, vuoto di alberi e persone, ma cosi denso di significato, morte, storia da muovere all'emozione. Una sensazione fortissima che ci metterà molto a scemare ma mai a sparire per tutto il giorno.

Cambio programma. Invece di salire diretto seguirò l'itinerario consigliato che dalle Porte del Pasubio porta al Cogolo Alto, poi alla Cima Palon per poi proseguire in cresta verso i Denti. Da li scenderò verso la selletta comando, la chiesetta e di nuovo a Porte del Pasubio.



Une dei cippi che delimitano la Zona Sacra, una delle 4 esistenti (Monte Grappa, Sabotino, San Michele, Pasubio)


La vista dal sentiero che sale al Palon. In fondo il Campomolon.




Il luogo è desolato ma è sempre primavera...


Il parafulmine del Palon


La cartina ritrae la zona del dente Italiano con le baracche.



Il dente Italiano. Si vedono gli accessi ai sistemi di gallerie che traforano il monte.






La croce sul dente Italiano


Un camoscio solitario




Il dente austriaco visto da quello italiano.
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LA MINA

Il Pasubio fu teatro di una guerra di mine, tesa a distruggere reciprocamente le postazione fronteggiantesi. La più grande, e ultima, fu fatta brillare dagli Austriaci il 13 Giugno 1918 con 50 Tonnellate di esplosivo. I residui di quella esplosione sono impressionanti ancora adesso.












La lapide a memoria di quanti sono ancora seppelliti sotto
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IL DENTE AUSTRIACO



Il dente Italiano visto da quello austriaco





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DAL DENTE AUSTRIACO ALLA CHIESETTA




Si scende sempre in vallette solitarie e brulle


Una breve storia di cosa è successo 100 anni fa.


Lapidi a memoria dei vari battaglioni che hanno combattuto qui.

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DI QUI NON SI PASSA

Questo è l'ex cimitero della Brigata Liguria. Le salme sono state trasferite all'ossario del Pasubio, giù a valle. Qui rimangono le lapidi. Qui è rimasta l'anima di tutti questi caduti, tutti uguali.





dopo il cimitero non c'è spazio in me per altro. Torno al rifugio
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La notte al Rifugio
Pensavo di essere solo, invece è quasi pieno. Due coppie, un gruppo del CAI di Bergamo, molto rumoroso e canterino. E poi molti corridori e ciclisti che salgono dopo il lavoro, cenano a base di carboidrati e scendono nel buio. 

Viene buio tardi qui. Per fare una foto alle stelle ho dovuto aspettare quasi le 23.


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LA STRADA DELLE 52 GALLERIE

Mi sveglio alle 8 ed il rifugio è deserto. Sono tutti partiti all'alba, compresi quelli del CAI che si sono svegliati alle 5:30. 
Il telefono nella notte non si è ricaricato. Ho il 30% di batteria e non mi piace. La batteria di riserva si è rivelata un bufala ed è fuori servizio anche lei.
Devo solo scendere 52 gallerie, che immagino molto buie e una anche a chiocchiola. 
Cambio le pile alla torcia e via.


L'inizio (o meglio la fine, la percorrerò al contrario) della strada. Vietata alle bici dopo qualche incidente (mi chiedo come potessero scendere, vista a posteriori).
La strada si dipana cosi, fra costoni esposti su ripidi dirupi e gallerie lunghe e corte.






Sentiero da camosci, in tutti i sensi.

La legge di Murphy colpisce ancora: dopo aver scattato questa foto la torcia si è rotta. Avevo dimenticato la seconda in macchina e, come dicevo sopra, il telefono era scarico, quindi potevo usare quella solo con molta parsimonia.
Quindi niente più foto, molto buoi, un paio di scivolate, un po di paura.
Alla galleria 51 il telefono si scarica del tutto. Sono isolato.
Per fortuna il taxi arriva puntuale senza doverlo chiamare.

Si rientra al parcheggio.
Si parte per Gallio.


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