domenica 30 marzo 2014

Mostra: UNA GUERRA EPOCALE


IL PRIMO CONFLITTO MONDIALE
NELLE IMMAGINI DEGLI ARCHIVI INGLESI, FRANCESI E TEDESCHI
GESTITI IN ITALIA DA TIPS IMAGES


Nel centenario dello scoppio della prima Prima Guerra Mondiale, in anteprima per l’Italia a La Casa di Vetro di via Luisa Sanfelice 3, si inaugura il 1° marzo 2014 dalle 15.00 alle 19.00 (ingresso libero) la mostra “Una guerra epocale. Il primo conflitto mondiale nelle immagini degli archivi inglesi, francesi e tedeschi gestiti in Italia da Tips Images”. Aperta fino al 18 aprile 2014, curata da Alessandro Luigi Perna per il progetto History & Photography 2014 e prodotta in collaborazione con EFF&CI – Facciamo Cose, l’esposizione è composta di 54 foto provenienti dalle collezioni degli archivi inglesi Heritage, Topfoto, Mary Evans, Science and Society Picture Library – Musei di Londra, degli archivi francesi Rue des Archives, e degli archivi tedeschi del quotidiano Süddeutsche Zeitung. A distribuirli in Italia in esclusiva è Tips Images, agenzia milanese che fa della fotografia storica proveniente dagli archivi internazionali uno dei suoi punti di forza con oltre 1 milione di immagini d’epoca on-line sul suo sito www.tipsimages.it. L’esposizione ha come partner l’Associazione La Casa di Vetro e come sponsor tecnico la scuola Sistema Counseling.

Le 54 foto in esposizione non mirano a raccontare dal punto di vista storico e accademico come si svolsero gli eventi della prima guerra mondiale tra il 1914 e il 1918. Certo, dei riferimenti ai fatti più importanti ci sono (Verdun, Gallipoli, etc). Ma l’obiettivo è un altro: immergere lo spettatore nell’atmosfera tragica, incredibile ed epocale di quella guerra. Tragica: perché costò la morte di milioni e milioni di uomini - un’intera generazione fu spazzata via da mitragliatrici e bombe in folli assalti frontali. Incredibile: perché fu una guerra senza senso in cui di fatto non solo gli imperi centrali perdenti (quello tedesco e austriaco) ma anche le potenze europee vincitrici si suicidarono nel momento di massimo splendore, facendo coincidere con la fine del conflitto l’inizio del loro declino. Epocale: perché la Grande Guerra chiuse un’epoca, quella moderna, e ne aprì una completamente nuova, quella contemporanea. Dopo il primo conflitto mondiale, infatti, il mondo non sarà mai più lo stesso.



A cura di:
Alessandro Luigi Perna

Immagini di:
Heritage / Tips Images
Topfoto / Tips Images
Mary Evans / Tips Images
SSPL - Science and Society Picture Library / Tips Images
Rue des Archives / Tips Images
Süddeutsche Zeitung / Tips Images

Produzione e organizzazione di:
EFF&CI - Facciamo Cose

venerdì 28 marzo 2014

Milonga: Bocanegra alle Abbadesse


Il posto è carino, la pista buona, la musica ottima e la gente giusta.
Ma il casino in pista era superiore al sopportabile, con urti continui ed una possibilità di ballare molto bassa. 
Peccato

Cinema: Dallas Buyers Club


Tutto sulle spalle di un emaciato e smagrito McConaughey, un racconto sentimentale che ribalta uno tra i più odiosi luoghi comuni omofobi.

Ron Woodroof vive come se non ci fosse un domani, non credendo alla medicina ma professando solo la religione della droga e dell'alcol. La scoperta di non avere realmente un domani a causa della contrazione del virus HIV apre un calvario di medicinali poco testati e molto inefficaci, fino all'estrema soluzione di sconfinare in Messico alla ricerca di cure alternative. Lì verrà a conoscenza dell'esistenza di farmaci e cure più efficaci, ma non approvate negli Stati Uniti, che deciderà di cominciare ad importare e vendere a tutti coloro i quali ne abbiano bisogno, iniziando un braccio di ferro legale con il proprio paese.
Nel percorso attraverso le fiamme costituito da un male lento e letale come quello portato dal virus HIV esiste un che di religioso. I più bigotti hanno individuato nella malattia a cui il virus porta (che essendo venerea si trasmette anche attraverso il sesso e che ha colpito molto gli omosessuali) una punizione divina per atteggiamenti contrari alla morale promulgata dalla Bibbia, Jean-Marc Vallée invece usa l'abisso dell'aspettativa di morte a causa dell'HIV per raccontare un percorso di santità.
Ron Woodroof come i grandi santi dell'antico testamento parte dalla posizione più deprecabile, preda di tutti i principali vizi e colmo d'odio verso chiunque non sia come lui, ma la prossimità alla morte lo costringerà a rivedere la propria intolleranza e ad aprirsi a un commercio e una benevolenza verso il prossimo che sono la caratteristica portante della santità.
Dunque, benchè Dallas buyers club sia assolutamente privo di metafore direttamente religiose, è innegabile il suo lavoro di ribaltamento di uno tra i più odiosi luoghi comuni omofobi, attraverso un eterosessuale che si apre al prossimo, facendosi portatore di salvezza e vita contro un sistema che sembra negarla.
Tutto questo scontro e questo percorso di rinegoziazione del ruolo degli eterosessuali nella lunga battaglia per ottenere cure efficaci e tempestive contro il virus HIV (che per molti versi ha riguardato soprattutto gli omosessuali), il film lo gioca sul fisico emaciato e smagrito di Matthew McConaughey che tra chili persi e un trucco molto efficace mostra, con le varie fasi della propria salute, il senso stesso della purificazione umana sulla sua faccia.
L'attore benedetto da William Friedkin (con il suo Killer Joe è cominciata per lui una seconda carriera da attore, non più bello e scemo ma affidabile maschera d'intensità) ha un film sulle sue spalle, che da lui pretende e ottiene anche troppe impennate di qualità strappalacrime e prendiapplausi ma in cambio non gli fornisce quel che dovrebbe.
Dallas buyers club è infatti un racconto sentimentale molto ruffiano, che cavalca l'esaltazione della reale battaglia per la conquista del proprio diritto alla vita da parte di un uomo che compie tutto il percorso da deprecabile fino ad adorabile, un eroe pieno di difetti e dunque ancor più amabile, decisamente meno interessante, complesso o profondo di quanto l'interpretazione di McConaughey non cerchi di farlo apparire.
Inoltre, per andare appresso al suo protagonista sempre e comunque, cercando nel suo corpo la soluzione di ogni scena e l'esaltazione di ogni passaggio importante, Jean-Marc Vallée trascura il resto del cast nonchè della storia. Ne fanno le spese specialmente Jared Leto e Jennifer Garner a cui vengono lasciati solo scampoli ininfluenti che li trasformano in meri condimenti degli assolo del protagonista.

domenica 16 marzo 2014

Hangar Bicocca: Micol Assaël ILIOKATAKINIOMUMASTILOPSARODIMAKOPIOTITA

In ILIOKATAKINIOMUMASTILOPSARODIMAKOPIOTITA il suono comincia fin da titolo, una sorta di “scioglilingua musicale” che accorpa diversi termini greci, associati intenzionalmente dall’artista senza alcun significato, proprio per escludere qualsiasi chiave di lettura prestabilita.
Il suono, infatti, è l’elemento unificatore che tiene insieme le cinque opere realizzate da Micol Assaël nello Shed di HangarBicocca. Cinque ambienti, quasi micro elementi abitativi, con i quali i visitatori sono invitati a sintonizzarsi empaticamente per scoprirne i dettagli nascosti: in questo senso la dimensione dell’ascolto fisico e soprattutto mentale è centrale nella ricerca dell’artista.
Al centro dello Shed è installata 432Hz (2009-2014), un involucro di legno che racchiude un prezioso mondo iridiscente che rivela la centralità della natura nella ricerca di Micol Assaël.
Vorkuta (2003), realizzata sulla scia delle memorie di un viaggio compiuto dall’artista in Siberia, è una cella frigorifera la cui temperatura di -30° contrasta con una sedia regolata da un termostato interno e mantenuta a +37°C. Il suono e il bagliore di piccole scosse elettriche interrompono il rumore di sottofondo del motore della cella, che si presenta come un ufficio disabitato caratterizzato da strumentazioni obsolete.
Mindfall (2004-2007) è costituita da un container di recupero con una sedia e dei tavoli, su cui sono disposti 21 motori elettrici che, accesi a intermittenza uno dopo l’altro, creano una sorta di composizione musicale.
Senza Titolo (2003), presentata alla 50a Biennale di Venezia all’interno della sezione LA ZONA, è una piccola stanza in ferro attraversata da correnti di aria calda e fredda convogliate nello spazio da potenti ventilatori.
Sub (2014), la nuova opera realizzata appositamente per la mostra di HangarBicocca, nasce invece dall’assemblaggio di alcuni espositori in vetro e alluminio progettati dall’artista e utilizzati per mostrare i disegni della serie Inner Disorder (1999-2001). Il pubblico, osservando dall’esterno o entrando all’interno della  struttura trasparente, assiste al fenomeno della nascita di cariche elettrostatiche prodotte da un “generatore Kelvin” che costituisce il cuore dell’opera.

L'artista
Micol Assaël è nata a Roma nel 1979, attualmente vive e lavora in Grecia.
A partire dal 2001 il suo lavoro è stato presentato all’interno di numerose mostre personali, tra le più significative: Free Fall in The Vortex of Time, alla galleria ZERO... (Milano, 2005), Chizhevsky Lessons presso la Kunsthalle di Basilea (2007), Inaudito in collaborazione con Mika Vainio alla GNAM-Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma (2008) e GAKONA, al Palais de Tokyo (Parigi, 2009). Nel corso degli anni 2009-2010 Micol Assaël ha esposto l’opera Fomuška in un progetto che ha coinvolto la Kunsthalle Fridericianum di Kassel, la Secession di Vienna e il Museion di Bolzano.
Negli ultimi dieci anni l'artista ha partecipato a diverse biennali: alla 50a Biennale di Venezia nella sezione LA ZONA (2003), alla 51a Biennale di Venezia (2005), alla 4aBiennale di Berlino (2006), alla 16a Biennale di Sydney (2008) e alla 28a Biennale di San Paolo (2008). Le sue opere sono state esposte in alcune delle principali istituzioni internazionali come il New Museum di New York, Palazzo Grassi a Venezia e l’Hamburger Bahnhof a Berlino.

Un installazione veramente interessante, molto di impatto. A parte Mindfall (e Sub, che non funzionava) le altre te opere non lasciano indifferenti. Vorkuta su tutte.




venerdì 14 marzo 2014

Teatro: Identità



di e con Marco Baliani e Maria Maglietta
Aiuto regia Barbara Roganti
Disegno luci Emiliano Curà
Fonica e luci Dario Alberici
Consulenza musicale Mirto Baliani
Consulenza scientifica - Enrico Febbo

DURATA 80 minuti

Rapidi  monologhi sul tema di ciò che siamo o crediamo di essere. Meglio ancora, sulla relatività dell’essere. 
Con la forza dell’affabulazione Marco Baliani, con Maria Maglietta, appassiona lo spettatore sul complesso concetto che è l’identità: dallo smarrimento di un documento di riconoscimento parte il viaggio interiore intorno alla parola "Identità" e ai suoi molteplici significati.

E’ un esempio altissimo sia di recitazione, sia d’invenzione narrativa. Uno spettacolo capace di mettere in discussione il concetto stesso d’identità, mostrando quanto può essere pericoloso quando è snaturato da derive nazionaliste o quanto può essere essenziale se utilizzato per costruire punti di riferimento in grado di ancorare un’intera esistenza. Davvero un’occasione da non perdere. 

Bravissimo Marco Baliani a scegliere un linguaggio alto, intenso e denso, per affrontare il tema dell’identità mescolando storia e riflessioni. Valeria Ottolenghi

Uno spettacolo veramente brutto. Testi comuni, storie gia sentite mille volte, senza un nesso.
Delusione massima

lunedì 10 marzo 2014

Milonga: Biko

Abbastanza bene. Un buon inizio, una mezzora abbondante di crisi d'identità, poi un buon resto di serata, anche se il casino imperava.
Delle buone tande e ottima l'ultima con una signora molto brava.

domenica 2 marzo 2014

Milonga: Pratica da Zotto

Spinto da Sonia decido di provare.
Le ultime esperienze (serali) non erano state un granchè.
Oggi invece c'è più gente e una buona atmosfera. e spinto da una buona tanda iniziale con Sonia stessa oso invitare assistente e ballerine brave. Gigliola, Katia, una ballerina classica. un altro paio di cui non ricordo i nomi.
Ballare con donne cosè è veramente una gioia.

Veramente un bel pomeriggio di ballo