giovedì 31 gennaio 2013

Amleto - Teatro Leonardo





Regia di Susanna Baccari e Claudio Orlandini
con: Francesco Alberici; Francesca Dipilato; Andrea Lietti; Sabrina Marforio; Sarah Paoletti; Isabella Perego. Musiche Gipo Gurrado

Essere. Subito e all’istante.
Amleto è un testo straordinario sulla vita e sulla morte, che da quattro secoli sconvolge ogni volta come la rivelazione di un mistero e Quelli di Grock ha deciso di affidarne l'interpretazione all'energia e alla freschezza di giovani attori, diretti da Susanna Baccari e Claudio Orlandini. In un impianto scenico volutamente minimale, mutevole e sobrio, dove campeggiano i colori della croce danese bianca su sfondo rosso, il palcoscenico si riempie e si svuota di presenze e di spettri immaginati. Travolti nel vortice delle paure di Amleto e Ofelia e nel loro tragico destino, i protagonisti sentono l'urgenza di raccontare quel che hanno visto accadere nel castello di Elsinor, sotto i loro occhi: un viaggio rivolto alla conoscenza del sé e che dura tutta la vita, che sorprende, coinvolge e che ci rimandano con umiltà e coraggio sulle orme della straordinaria visione shakespeariana.

Bello spettacolo (gli ho dato 7 nel modulo di feedback). Bella idea scenica, il movimento, il cambio di ruoli. Attori non tutti allo stesso livello. Ma mi sono divertito.


venerdì 25 gennaio 2013

Milonga "Che Bailarin"

Serata direi tranquilla. Non tantissima gente, quindi non tantissime possibilità di ballare. Ballato quindi 5 o 6 tande, di buon livello. Sto ricominciando a ballare decentemente.

domenica 20 gennaio 2013

Milonga Bocanegra

Primo appuntamento dell'anno al Bocanegra.
Grandissimo DJ, ottima musica, ottime ballerine, non troppa ressa.
Ballato con Elena, Roberta, una signora di Legnano, una ragazza nuova.
Ottima serata

venerdì 18 gennaio 2013

Piccolo Teatro: Jucatùre



Il grande teatro napoletano torna al Piccolo con il Progetto Pau Mirò presentato da Teatri Uniti - la compagnia di Toni Servillo - che porta in scena lo spettacolo Jucatùre di Pau Mirò, con la regia di Enrico Ianniello al Piccolo Teatro Studio fino al 18 gennaio 2013.

Enrico Ianniello ha trasportato il testo contemporaneo del giovane drammaturgo catalano dal Quartiere Gotico di Barcellona ai Quartieri Spagnoli di Napoli, con un originale lavoro linguistico e drammaturgico.
In un vecchio appartamento, intorno a un tavolo, sotto una lampada, quattro uomini, un barbiere, un becchino, un attore e un professore di matematica, giocano a carte. Spiega Ianniello: “ho riambientato la vicenda a Napoli, questa volta un'ambientazione esclusivamente linguistica, senza riferimenti geografici precisi. Quattro uomini 'di mezz'età', senza nome, senza lavoro e senza un amore che li faccia bruciare di passione. Quattro uomini che si incontrano per mettere in gioco il capitale che hanno a disposizione: la loro solitudine, la loro ironia, la loro incapacità di capire”.

 "Un bel quartetto di disperati e un colpaccio da soliti ignoti. Formidabili gli attori" (Rodolfo di Giammarco, La Repubblica)

 "Sì, siamo di fronte a un gran bel testo; e, di più, a un testo fraterno: nel senso che riconosciamo nei suoi personaggi dei nostri compagni di strada, impegnati come noi nell'eterno esorcismo contro la paura dell'esistere" (Enrico Fiore, Il Mattino)

Spettacolo divertente, con degli attori molto bravi. Serata godibile.


mercoledì 16 gennaio 2013

Fashion Un secolo di straordinarie fotografie di moda dagli archivi Condé Nast




La mostra organizzata dalla Fondazione Forma, a cura di Nathalie Herschdorfer, raccoglie una straordinaria selezione di immagini provenienti dagli archivi Condé Nast di New York, Parigi, Londra e Milano e rappresenta una occasione unica per raccontare, attraverso opere preziose e rare, la storia della fotografia di moda, dalle sue origini fino ai giorni d’oggi.
La fotografia di moda è come una pièce teatrale dove per costruire l’immagine, insieme al fotografo giocano ruoli importanti i redattori, le modelle, i truccatori, gli stylist. 
Perché la fotografia di moda, terreno per antonomasia di sperimentazione, trova comunque la sua piena realizzazione sulla carta stampata ed è questo legame indissolubile tra fotografi e redazione che ha dato vita alle collaborazioni più creative, provocatorie, capaci di interpretare e soprattutto anticipare lo stile.
Da Cecil Beaton fino a Guy Bourdin, Peter Lindbergh e molti altri: la grande creatività della fotografia ha trovato nelle pagine delle riviste Condé Nast il terreno fertile per dare corpo ai sogni e visioni alla moda.

FOTOGRAFIE DI:
James Abbé, Miles Aldridge, Diane Arbus, Antony Armstrong-Jones (Lord Snowdon), Art Kane, David Bailey, Serge Balkin, André Barré, Michael Baumgarten, Cecil Beaton, Erwin Blumenfeld, Guy Bourdin, Henry Clarke, Clifford Coffin, Corinne Day, Baron Adolf De Meyer, Patrick Demarchelier, André Durst, Arthur Elgort, Hans Feurer, Toni Frissell, Arnold Genthe, Milton Greene, René Habermacher, Ben Hassett, Horst P. Horst, George Hoyningen-Huené, Mikael Jansson, Constantin Joffé, Bill King, William Klein, Barry Lategan, Peter Lindbergh, George Platt Lynes, Man Ray, Herbert Matter, Craig McDean, Frances McLaughlin-Gill, Raymond Meier, Gjon Mili, Lee Miller, Sarah Moon, Ugo Mulas, Nickolas Muray, Helmut Newton, Norman Parkinson, Irving Penn, Denis Piel, John Rawlings, Terry Richardson, Herb Ritts, Paolo Roversi, Franco Rubartelli, Richard Rutledge, Satoshi Saïkusa, Daniel Sannwald, Jerry Schatzberg, David Seidner, Charles Sheeler, Edward Steichen, Bert Stern, Sølve Sundsbø, Mario Testino, Michael Thompson, Eric Traoré, Deborah Turbeville, Inez Van Lamsweerde/Vinoodh Matadin, Willy Vanderperre, Tony Viramontes, Chris von Wangenheim, Tim Walker, Albert Watson, Ben Watts, Bruce Weber.

La mostra è accompagnata da un libro-catalogo edito da Contrasto con la prefazione di Todd Brandow, saggi di Nathalie Herschdorfer, Sylvie Lécailler, Olivier Saillard e un’intervista esclusiva con Franca Sozzani direttore di Vogue Italia.

Mostra bellissima, da rivedere assolutamente con calma


venerdì 11 gennaio 2013

Ritorante: Pic-nique

Ormai un classico per me.
Stavolta meno bene del solito. Ottimo antipasto, ma mondeghili un po salati.

Cinema: Vita di Pi



Il giovane Pi Patel è cresciuto con la famiglia a contatto con lo zoo paterno, mescolando fin dall'infanzia sogno e realtà. Quando il padre ha esigenze di denaro e sceglie di trasferirsi in Canada per vendere lo zoo, Pi ancora non può intuire cosa lo attenderà nelle vastità oceaniche. Di fronte a una tempesta terrificante, la nave affonda, lasciando in breve tempo Pi con un'unica compagna di viaggio: la tigre Richard Parker, l'animale più temuto dello zoo paterno. Pi potrà solo fare affidamento alla propria intelligenza per poter sopravvivere e convivere con la tigre.
Ci deve essere qualche ragione recondita per cui il Pi - abbreviazione di un curioso nome di battesimo, Piscine Molitor - Patel di Vita di Pi sia indiano come il Jamal Malik di The Millionaire. Il racconto di formazione del terzo millennio sceglie l'India, forse per il suo contrasto tra i drammi legati alla realtà di vite difficili e il tasso di magia e sogno legato indissolubilmente a quella terra, come paese simbolo per vite distrutte, sofferte, sottoposte a prove indicibili, prima di poter giungere alla necessaria illuminazione/realizzazione. Per guardare al basso, al particulare dell'uomo comune e delle sue vicissitudini, e insieme all'alto, per rispondere a domande che ossessionano l'umanità fin dai suoi albori.
Vita di Pi si candida ad essere, riuscendoci pienamente, film-happening, blockbuster per buongustai, momento di incontro tra il pubblico forse meno smaliziato, ma certamente assetato di storie che invitino a riflessioni più approfondite, e la sua controparte cinéphile, parimenti conquistata dalla visionarietà di Lee o inebriata dal vortice di citazioni che confluisce in una vicenda paradigmatica (il disaster movie di Titanic, rivisitato con la potenza del 3D e l'angoscia di una macchina da presa obliqua e instancabile, una visione disneyana della natura, nei suoi lati meravigliosi e in quelli feroci). Guardare a Vita di Pi come a un romanzo di avventura, tra Conrad, Gordon Pym e Mowgli, o come a un'allegoria sospesa tra mondo sensibile e parabola filosofico-religiosa, non muta il senso di una visione che si presta a una polivalenza e una polisemia proprie di un'epoca sì di semplificazione del linguaggio, ma soprattutto di diversificazione del medesimo. Tutti accontentati: gli orfani di Shyamalan e del finale spiazzante con dubbio fideistico, gli amanti del 3D duro e puro come quelli dell'on the road (o dell'on the sea).
Non pago di essersi cimentato con quasi ogni genere conosciuto (commedia, dramma, wuxia, melò, supereroi) e di essersi aggiudicato un numero di premi quasi pari al numero di film girati, Ang accetta una nuova sfida, adattando il best-seller di Yann Martel, così arduo da immaginare nella trasposizione cinematografica. Missione che il regista compie ricorrendo a un sapiente mix di background personale (molte delle scene in cui la natura primeggia si basano su esterni reali della natia Taiwan) e stato dell'arte della tecnologia, coniugando realtà e computer graphics in un abbacinante viaggio in una realtà inesplorata che si presenta come un terrificante mondo incantato. Tra megattere luminescenti, zoo ricolmi di animali che paiono "caratteri umani", riflessi e giochi di specchi tra mare e cielo scorre un apologo contemporaneo, contaminato (ma non troppo) da un'interpretazione di stampo americano del sentimento e della spettacolarizzazione.
Pi (greco) come la razionalità della scienza, ma anche come simbolo di trascendenza: un ragazzo, Pi Patel, che incarna la sintesi del sincretismo religioso e della curiosità intellettuale di chi non si accontenta della morale comune o di qualcuno che indichi cosa sia giusto e cosa sbagliato (anche se si tratta del padre), in cui convogliare il razionalismo empirista di chi non ha paura di mettere in discussione i dogmi e la (apparentemente contraddittoria) predisposizione alla fede, sotto forma di dialogo univoco con Dio, in cerca di risposte destinate ad arrivare percorrendo sentieri oscuri. In compagnia di Richard Parker, una tigre del Bengala, il cui occhio cela più di un segreto sul destino che unirà uomo e felino nella più surreale delle simbiosi. Metafora dell'esistente o apologo esemplare di come lo storytelling possa aiutare a spiegare anche verità impossibili da accettare e da razionalizzare, Vita di Pi ha tutto quel che si esige da un romanzo popolare, tenero e crudele, nell'era dello scetticismo cosmico.

Una bella favola, per tutta la famiglia. Si fa vedere e gustare.

giovedì 10 gennaio 2013

Spazio A - sala grande

Sala piena, come sempre quando c'è quella grande.
Arrivato presto, andato via presto.
Ballato poco. e male. Fase involutiva del mio tango

domenica 6 gennaio 2013

Gita in bici

Edizione invernale della "via lattea del FAI", fra navigli silenziosi e campi arati e solitari.
Sosta golosa alla Cascina Guzzaloca con acquisti sfiziosi.
Bella giornata con Filo, la persona ideale per queste cose, sempre entusiasta e di compagnia.


venerdì 4 gennaio 2013

Milonga "Che Bailarin"

Si torna dopo l'inaugurazione. Sembra tanta gente, molta mai vista, di giri nuovi o di fuori Milano.
Musica non tanto di mio gusto, io arrugginito dopo un mese di fermo.
Quindi risultati non ottimi.
Rivisto conoscenti e riaggiornato, quindi serata salvata.

giovedì 3 gennaio 2013

Mostra Costantino, 313 d.C.




A Palazzo Reale di Milano dal 25 ottobre 2012 al 17 marzo 2013 una mostra celebra l’anniversario della emanazione dell’Editto di Costantino a Milano nel 313 d.C..
Dal 25 ottobre 2012 al 17 marzo 2013, Palazzo Reale di Milano ospita la mostra Costantino 313 d.C., progettata e ideata dal Museo Diocesano di Milano e curata da Gemma Sena Chiesa e Paolo Biscottini.

Questa mostra celebra il 17° centenario dell’emanazione a Milano nel 313 d.C., da parte dei due Augusti Costantino e Licinio, delle disposizioni note come l’editto di Milano. Esse assicuravano la liceità del cristianesimo e di tutte le altre fedi religiose in tutto l’impero romano.
L'esposizione vuole richiamare l’importanza della città di Milano nel IV secolo al centro del processo di unificazione dell’Europa e il livello culturale e artistico raggiunto dall’Impero all’età di Costantino.
Le sei sezioni del percorso espositivo illustrano l’aspetto di Mediolanum, sede imperiale, nel IV secolo d.C, la trasformazione dell’Impero operata da Costantino, dalle ultime persecuzioni alla sua scelta di rendere lecito il cristianesimo, sotto il segno del Chrismon, e la diffusione del simbolo, formato dall’incrocio delle due lettere iniziali del nome di Cristo (Xi e Rho), raffigurato su monete e su oggetti preziosi e d’uso comune in tutto l’Impero. Segue una sezione dedicata alle testimonianze figurative pagane di età costantiniana che documentano il clima di tolleranza culturale voluto dall’imperatore.
Con particolare attenzione vengono raccontati i principali protagonisti del mondo di Costantino:l’esercito con una affascinante parata di armi della cavalleria imperiale, la chiesa con i primi luoghi di culto del cristianesimo ufficiale, la corte documentata da una galleria di ritratti imperiali e da splendidi oggetti d’arte che ci restituiranno la realtà della vita dell’epoca.
La mostra si conclude con una spettacolare sezione relativa alla figura di grande modernità diElena madre di Costantino imperatrice e santa. Il suo volto, i suoi viaggi alla ricerca della Croce e la sua fama in età moderna vengono documentati da grandiose statue-ritratto, raffinati oggetti, disegni e dipinti.

Mostra interessante dal punto di vista storico. Molto da leggere, meno da vedere. Interessante