sabato 31 ottobre 2015

Mostra: "SI COMBATTEVA QUI 1915-1918. Sulle orme degli Alpini nella Grande Guerra"



La Guerra Bianca, come viene chiamata quella combattuta sulle notra montagne nella Prima Guerra Mondiale mi ha sempre particolarmente interessato ed affascinato. Le fatiche e le imprese di chi combatteva a più di 2000 metri, d'estate e soprattutto d'inverno, sono eroiche.
Il punto di vista degli Alpini quindi mi incuriosiva.
La mostra è piccina, una sala, sobria ma piena di informazioni. I tabelloni informativi ben fatti. Anche se sono piuttosto informato ho trovato informazioni veramente interessanti.

La seconda sala era una mostra fotografica di Alessio Franconi, una persona che ha percorso tutti i sentirei di montagna teatro della Guerra Bianca e ne ha fatto delle belle fotografie. Alcuni erano i luoghi che ho percorso quest'estate, e rivedere le foto mi ha riempito ancora di emozioni.






venerdì 30 ottobre 2015

Teatro: Le donne gelose

L'idea di recitare in veneziano la commedia è molto carina. Il veneziano è dialetto che capisco, e che ha una sua musicalità, una sua cadenza particolare.
Quindi far recitare in veneziano attori palesemente non veneziano è stato per me un boomerang. Sentire un forte accento piemontese nell'inflessione di Sora Giulia (ho controllato dopo, e l'attrice è in effetti di Casale Monferrato..) toglie tutto il velo della finzione teatrale. Gli attori palesemente recitano in italiano usando parole veneziane. Alla lunga fastidioso.
Peccato, che lo spettacolo è peraltro piacevole, gli attori sono bravi, le scenografie molto azzeccate e Goldoni al solito godibilissimo nonostante le tre ore di spettacolo (e la scomodità e temperatura del Piccolo Teatro Studio, mannaggia a lui).



Le donne gelose è la prima commedia che Goldoni scrive interamente in veneziano. L’attenzione dell’autore si concentra su una zona circoscritta della città, un vicinato, un periodo preciso, gli ultimi giorni di carnevale, e su un’unica classe sociale di bottegai e mercanti, piccoli borghesi già sulla soglia dell’impoverimento.

«È un mondo chiuso – spiega Sangati - claustrofobico, senza contatti con l’esterno, autoreferenziale, segnato prima ancora che dalla crisi economica da una deriva morale che trascina i protagonisti in un vortice di dipendenza patologica dal gioco, in un turbine di gelosie e invidie deliranti. I rapporti umani sono miseri, ipocriti; le relazioni corrose, ammuffite, perennemente condizionate da motivi economici; l’intimità è squallida, segnata da insulti e botte. Imperano il culto del denaro e una fiducia ossessiva nell’azzardo: solo la sorte infatti può alleviare l’angoscia di (ri)cadere nella miseria, ma si tratta di un sollievo temporaneo per un mondo dal destino ormai segnato. Nessuno lavora, ma le energie si sprecano, tutti si affannano, si inseguono, si consumano, senza trovare una via d’uscita, come in un labirinto in cui si gira a vuoto e si ritorna sempre al punto di partenza».

Goldoni alterna in un montaggio compulsivo interni ed esterni, alto e basso, privato e pubblico: si avverte nel testo una sconnessione, un disordine, l’entropia di una cultura che ha perso definitivamente la sua centralità. Al campiello come luogo di incontro, di scontro, ma anche di festa, si sostituisce il mestissimo Ridotto dove ognuno, protetto dall’anonimato della maschera, può spiare gli altri sperando di non essere riconosciuto.

«È una Venezia anomala, scura, silenziosa – continua il regista – semideserta. Perfino il Carnevale rimane sullo sfondo, confinato fuori scena. La festa per eccellenza del rovesciamento, in cui si può fingere di essere ciò che non si è, non può coinvolgere un ceto che può rovesciarsi solo nel proprio vuoto di valori. L’unico piacere (sadico) per i protagonisti sembra derivare dalla contemplazione delle disgrazie altrui. È il trionfo di un individualismo suicida: non a caso questa generazione non ha figli, al limite allievi addestrati ad affrontare un mondo che non fa sconti».

Durata: tre ore compreso intervallo


Piccolo Teatro Studio Melato
dal 22 ottobre al 22 novembre 2015
Le donne gelose
di Carlo Goldoni
regia Giorgio Sangati
scene Marco Rossi, costumi Gianluca Sbicca
luci Claudio De Pace
trucco e acconciature Aldo Signoretti

personaggi ed interpreti
Lugrezia Sandra Toffolatti
Giulia Valentina Picello
Boldo Paolo Pierobon
Tonina Marta Richeldi
Todero Leonardo De Colle
Orsetta Sara Lazzaro
Chiaretta Elisa Fedrizzi
Baseggio Ruggero Franceschini
Arlecchin Fausto Cabra
Siora Fabia Federica Fabiani
Maschere/servitori del ridotto Alfonso De Vreese, Benedetto Patruno e Marco Risiglione (allievi del Corso Visconti della Scuola di Teatro Luca Ronconi del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa)

assistente scenografa Giulia Breno
assistente costumista Sara Gomarasca
assistenti alla regia volontari Valeria De Santis, Andrea Tonin

in dialetto veneziano con sovratitoli in italiano


giovedì 29 ottobre 2015

Balletto: Sylvie Guillem - LIFE IN PROGRESS


E' destino che in questo anno difficile gli eventi tanto attesi mi lascino deluso. Dopo l'epica disfatta di Waterloo adesso, in maniera minore, la delusione me la da il passo d'addio di Sylvie Guillem.
Sapevo della sua tournee di addio da almeno un anno, dal debutto di Modena, a cui mi era stato impossibile partecipare. Appena letto che veniva a Milano ho comparato il biglietto, alla non modica cifra di 55 euro. Quindi a teatro ero carico per godermi questa ultima performance.
Sylvie l'avevo già vista ballare in almeno due occasioni, in cui una nel famoso Bolero coreografato da Bejart.
La sua scelta di fare solo contemporaneo "fatto apposta" mi aveva da una parte incuriosito dall'altra lasciato perplesso. MA ero disposto a rischiare.
Si parte ed il primo pezzo, Technè, non è neanche male: lei è al solito molto pulita e precisa, la musica dal vivo la asseconda perfettamente, ma i movimenti coreografici non mi appassionano più di tanto. Va beh, può capitare.
Secondo balletto: Solo due uomini sul palco, niente Sylvie, niente musica.
Io concepisco il balletto come movimento SULLA musica, quindi questo non è un balletto. Sono due corpi che si muovono, magari anche bene (?) ma non si capisce il perché ed il percome. E poi io sono venuto per vedere Sylvie, non due uomini.
Terzo balletto: Here & After. Finalmente. In scena due donne che si muovono su una musica, anche se sottile, che si relazionano, che ballano assieme e in sincrono, con bei movimenti coreografici. Sento finalmente un emozione. Bravissime tutte e due (la seconda è un'italiana, Emanuela Montanari).
intervallo
Si riprende con il gran finale! Bye di Mats Ek, creato apposta per lei nel 2011.
Gran ballerina, gran coreografo, vedrai che botto!
Il botto lo sto ancora aspettando adesso. Al di la dell'idea scenografica della porta che separa i mondi cosa altro c'è? La coreografia è sporca, Sylvie lancia in aria la sua famosa gamba almeno 10 volte, forse perchè non c'é di meglio da fare, ma per il resto tutto è confuso. C'è un accompagnamento di piano che sarebbe perfetto, ma lei sembra addirittura imprecisa. Mi sono ritrovato a pensare ad altro, nella noia del balletto.
Finito
Uno bello, uno cosi cosi, uno brutto. E' così che mi dovrò ricordare Sylvie Guillem? meglio cancellare e ricordare un passato più glorioso.

PS: Il pubblico, numeroso e giovane, ha tributato ovazioni entusiastiche alla protagonista. Boati, standing ovation. Veramente esagerati per la performance. Mi chiedo se tutti questi sanno chi sono venuti a vedere o sono solo stati attratti dalla bagarre pubblicitaria. Sylvie non veniva a Milano da almeno 10 anni (non sono sicuro) quindi in moltissimi non l'avranno mai vista, ma solo sentita nominare. Quindi immagino avranno voluto mandare un tributo all'artista, più che alla performance. Va beh.

Io rimango deluso


lunedì 26 ottobre 2015

Milonga: Biko

Il Biko è proprio cambiato.
La vecchia gente non c'è più, si vedono invece signore agè che mai ti aspetteresti ad un circolo ARCI.
Ed il livello è veramente basso. A parte le signore di cui sopra ci sono due o tre fenomeni da circo (uomini) che si esibiscono (ma alle signore piacciono..). Stasera c'era anche una spiritata che si agitava convulsamente sulla pista ma che è stata invitata costantemente, forse nella speranza di un dopo milonga trasgressivo.. non ho altre ipotesi.
Ho quindi preso i miei bei pacchi, Ho ballato bene solo la prima tanda con una ragazza non tanto esperta ma volenterosa e l'ultima con una signora simpatica e brava.

sabato 24 ottobre 2015

Cinema: Sopravvissuto - The Martian


Bel film di avventura. Certo che ormai è difficile che alla mente non ti richiami tutti i film di fantascienza visti prima. Ma la parte su Marte è originale. Si poteva forse ridurre un po il viaggio sul pianeta, ma tutto il finale è una continua tensione emotiva. Ridley Scott ci sa ancora fare.



La più umana delle odissee, la più scientifica delle fantascienze
Emanuele Sacchi      *  *  *  1/2  -

L'equipaggio della missione Ares 3 sul suolo di Marte si trova nel mezzo di una tempesta che non lascia scampo. Il botanico Watney viene colpito da un detrito: credendolo morto, il comandante Lewis ordina alla squadra di abortire la missione e tornare sulla Terra. Ma Watney è vivo e, mentre cercherà di prolungare il più possibile la sua sopravvivenza sul Pianeta Rosso, la Nasa ricorrerà a ogni stratagemma per provare a riportarlo a casa.
Hanno detto che Sopravvissuto - The Martian rimette la "sci" in sci-fi, ovvero pone l'accento sulla "scienza" di fantascienza. E non sono andati lontani dal vero. Ridley Scott, alle prese con uno script non suo - autore il Drew Goddard della scuderia Joss Whedon - e tratto dal meticoloso romanzo di Andy Weir, un ingegnere informatico reinventatosi scrittore, si dimentica di essere il profeta dei futuri distopici di Alien e Blade Runner. E si limita a fare quel che gli riesce meglio, ossia rendere cinematografica materia che tale non è. Concedendo qualcosa al 3D ma il minimo indispensabile alla computer graphics, Scott consegna la sua epica alle riprese in esterni della desolazione marziana. Le passeggiate di Matt Damon sul suolo di Marte, a bordo del suo rover, ricordano tanto le cavalcate fordiane nella Monumental Valley che gli orizzonti infiniti di Lawrence d'Arabia. E non casualmente, visto che quest'ultimo è stato girato in luoghi vicini al deserto della Giordania scelto per The Martian. La visione di Scott e il suo racconto di un'odissea in cui Ulisse e Robinson Crusoe trovano un ideale punto d'incontro procede in parallelo con i teoremi infallibili di Weir, che vede nel suo protagonista l'ingegnere perfetto, un MacGyver di Marte pronto a elaborare modalità di sopravvivenza sempre nuove in un pianeta ostile. Rosso, brullo e indomabile, il quarto pianeta viene privato della allure che lo ha accompagnato in un tutt'altro che brillante passato cinematografico, attraverso l'espediente di ipotetiche civiltà pre-terrestri (Mission to Mars) o alieni belligeranti (La guerra dei mondi). E presentato per ciò che è, un gigantesco e suggestivo ostacolo alla vita. Solo con la forza dello humour da middle-class americana di Damon-Watney e con il pragmatismo della Nasa (collaboratrice e sponsor del film) il racconto regge per la sua lunga durata, avvince e infine porta all'immedesimazione con il protagonista. E pur trattandosi questi, ancora una volta, di un Matt Damon da salvare (Salvate il soldato Ryan) per il bene dell'America e del mondo, lo script spinge il minimo indispensabile sul pedale di un enfatico patriottismo; scegliendo anzi, con un'inattesa svolta narrativa, di ridimensionare il ruolo statunitense di superpotenza infallibile. Il futuro non è mai parso più verosimile di così, divaricando ulteriormente le due storiche branche della fantascienza: da un lato una space opera sempre più assetata di effetti speciali e meraviglie, dall'altro la controparte pseudo-scientifica, con i piedi ben piantati per terra, nonostante gli occhi osservino il cielo. Con buona pace di chi cerca una sua personale terza via, come il Nolan di Interstellar. Resta da domandarsi, visto il palesato intento di promozione a un rilancio dei viaggi aerospaziali della Nasa, se si tratti di uno spot centrato o controproducente. Proprio in virtù della stretta aderenza ai fatti di The Martian, infatti, Marte come meta non è mai parsa meno allettante di così. Omini verdi malvagi con i laser compresi.

domenica 18 ottobre 2015

Musei: La vigna di Leonardo


La parte piu interessante non è certamente la Vigna ma la casa ed il giardino del palazzo degli Atellani, successivamente risistemato dal Portaluppi, architetto milanese degli anni venti a cui di devono tanti interventi in città.
Casa affrescata che ancora evoca il periodo sforzesco anche se gli interventi degli anni 20 ci sono stati ma sono integrati nell'originale. 
Il giardino ricorda atmosfere lacustri (sarà stato anche il tempo uggioso) ma di grande suggestione.











venerdì 16 ottobre 2015

Expo: serale


Sesta volta ad Expo ed ancora non mi basta.
Mai vista tanta gente dentro nelle volte precedenti, anche se entro senza coda.
Per la prima volta prendo la navetta interna per risparmiarmi un bel pezzo di strada.
Alle 7 le code sono ancora lunga e non abbiamo tanta voglia di farle.
Riusciamo ad entrare bene a Cascina Triulzia (un po deludente) nel Sudan, in Irlanda, poi in Corea con mezz'ora di coda, Malaysia giusto prima che chiuda.
Poi a mangiare riso e polly al curry nel Cluseter del Riso (Bangladesch) e finire con una cCrepe al Grand Marnier.

giovedì 15 ottobre 2015

Teatro: Morte di un commesso viaggiatore


Lo spettacolo è un calssico della drammaturgia contemporanea.
Ormai per la media degli spettacoli di oggi è lunghissimo (circa tre ore e mezza). Troppo.
Attori straordinari e tema ancora estremamente di attualità, ma un secondo tempo lungo, con una ripetizione dei concetti che si poteva evitare.
Comunque un bello spettacolo.


MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE
di Arthur Miller
traduzione di Masolino d'Amico
regia di Elio De Capitani
scene e costumi Carlo Sala
con Elio De Capitani [Willy Loman], Cristina Crippa [Linda Loman], Angelo Di Genio [Biff Loman], Marco Bonadei [Happy Loman], Federico Vanni [Charley - Milano + tournée novembre/dal 29 marzo al 17 aprile] - Roberto Abbati [Charley - tournée dicembre/dal 10 al 22 marzo], Matthieu Pastore [Bernard - Milano] - Daniele Marmi [Bernard - tournée], Gabriele Calindri [Ben], Alice Redini [La Donna/Letta], Vincenzo Zampa [Howard Wagner/Stanley], Marta Pizzigallo [Miss Forsythe/Jenny - Milano + tournée] - Vanessa Korn [Miss Forsythe/Jenny - tournée novembre]
luci di Michele Ceglia
suono di Giuseppe Marzoli
produzione Teatro dell'Elfo con il contributo di Fondazione Cariplo

sabato 3 ottobre 2015

Mostra: Acqua Shock


Mostra meravigliosa: tante fotografie di grande formato scattate da punti di vista insoliti, la maggior parte dall'alto. Idee di natura, presenza umano, degrado, meraviglia.
Da rimanere attoniti



Edward Burtynsky, grande interprete della fotografia internazionale, da sempre documenta gli effetti del nostro progresso sul pianeta. Attraverso ricerche approfondite e lunghi viaggi ha scoperto e raccontato realtà solo in apparenza lontane, ma strettamente collegate al futuro del genere umano.

Le risorse naturali sono al centro del suo lavoro e dopo le affascinanti immagini delle cave e la magnifica serie dedicata al petrolio, negli ultimi anni si è rivolto allo studio della primaria fonte di vita sulla terra.

Acqua Shock raccoglie 60 fotografie divise in sette capitoli – Golfo del Messico, Devastazioni, Controllo, Agricoltura, Acquacoltura, Rive, Sorgenti – l’analisi di tutti gli aspetti connessi all’origine e all’utilizzo dell’acqua: dal delta dei fiumi ai pozzi a gradini, dalle colture acquatiche alle irrigazioni a pivot centrale, dai paesaggi disidratati alle sorgenti indispensabili.

“Immagini splendide – afferma Enrica Viganò – specchio di una verità che non vogliamo affrontare: il liquido più prezioso non è eterno!  La straordinaria bellezza degli scenari fotografati da Burtynsky ci invita alla riflessione, dopo aver incantato il nostro sguardo con il fascino del sublime”.

In mostra sarà proiettato il documentario “Where I Stand” (10 min.) prodotto dallo Studio Burtynsky per coinvolgere i visitatori nel processo di produzione di queste magnifiche immagini. In più di trent’anni di carriera l’artista che da sempre fotografa grandi vedute ha potuto e voluto aggiornare  la tecnica dei suoi scatti e ce ne svela i segreti. Per il progetto sull’acqua Burtynsky ha fatto ampio uso di droni, elicotteri e strutture per poter guardare dall’alto i suoi soggetti.





venerdì 2 ottobre 2015

Cinema: io e lei

http://www.mymovies.it/film/2015/ioelei/

Film interessante nella prima parte ma che si perde via via nella noia di una storia già vista e sentita mille volte.