martedì 24 luglio 2012

Italia Danza Marathons




Iniziativa lodevole per diffondere la danza. arrivato sul tardi quindi posso giudicare solo quello che ho visto. Che comunque non era un granché.. la sperimentazione ad ogni costo la capisco poco ed i risultati sono spesso risibili. Se uniti ad una tecnica per forza di cose approssimativa, il risultato è quello che è.

Alla fine delle esibizioni si apre la milonga. pavimento difficile, su cui non si gira. Musica diffusa male che non si sente. selezione musicale discutibile. Ballato con Giovanna e Sara, poi a casina.

lunedì 23 luglio 2012

Romanzo di una strage - Arianteo Umanitaria


Milano, dicembre 1969. Giuseppe Pinelli è un ferroviere milanese. Marito, padre e anarchico anima e ispira il Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa. Luigi Calabresi è vice-responsabile della Polizia Politica della Questura di Milano. Marito, padre e commissario segue e sorveglia le opinioni politiche della sinistra extraparlamentare. Impegnati con intelligenza e rigore su fronti opposti, si incontrano e scontrano tra un corteo e una convocazione. L'esplosione alla Banca Nazionale dell'Agricoltura di Piazza Fontana, in cui muoiono diciassette persone e ne restano ferite ottantotto, provoca un collasso alla nazione e una tensione in quella ‘corrispondenza cordiale'. Convocato la sera dell'attentato e interrogato per tre giorni, Pinelli muore in circostanze misteriose, precipitando dalla finestra dell'Ufficio di Calabresi. Assente al momento del tragico evento, il commissario finisce per diventarne responsabile e vittima. Perseguitato con implacabile risolutezza dagli esponenti di Lotta Continua, ‘implicato' dalla Questura e abbandonato dai ‘dirigenti', continuerà a indagare sulla strage, scoprendo il coinvolgimento della destra neofascista veneta e la responsabilità di apparati dello Stato. Una promozione e un trasferimento rifiutati confermeranno la sua integrità, determinandone il destino.
È un film secco e pudico quello di Marco Tullio Giordana che mette mano (e cuore) su una delle pagine più tragiche della nostra storia recente. Come e insieme a Pasolini. Un delitto italiano, Romanzo di una strage è un film sulla morte, sulla morte al lavoro. Il regista milanese affronta una delle stragi più devastanti e destabilizzanti della nazione e vi cerca dentro il ‘senso' della vita di Giuseppe Pinelli e Luigi Calabresi, assieme ai segni e alle tracce della nostra prematura morte civile. Perché in Piazza Fontana, sull'asfalto della questura di Milano e in Largo Cherubini non sono morti solo loro. In quella terra di nessuno della coscienza e della memoria sono caduti anche i sogni e le speranze degli anni Settanta. 
Nella notte di Giordana, come in quella di Bellocchio, si muove la generazione che ha ucciso due padri e non è riuscita ad assumere e a fare propria la loro storia. Potenzialmente popolare, il cinema di Giordana prova ancora una volta a superare le rigidità ideologiche e a recuperare l'umanità del gesto, ricostruendo l'Italia di allora con scrupolo filologico (e giuridico) di grande rigore. Asciutto come un giallo ed essenziale come un courtroom drama, Romanzo di una strage dimostra con l'eloquenza dei fatti che non c'è stata giustizia e che la Legge dei tribunali si risolve troppo spesso in un'opera di rimozione. 
Pronto a reinventare per il grande schermo paure e passioni, Giordana ribadisce la sua assoluta predilezione per il melodramma (lirico), di cui elude l'emotività iperbolica ma assume i ‘movimenti' musicali. L'opera, che accompagna la narrazione ‘in atti' e viene dichiarata ‘in scena' da un burocrate, è l' “Anna Bolena” di Gaetano Donizetti. Come la regina inglese, consorte ripudiata e ‘spinta' alla morte da Enrico VIII, Pinelli e Calabresi sono figure autenticamente tragiche, profondamente maltrattate, profondamente dolenti eppure sempre dignitose e nobili. Abile a scardinare l'omertà e a rompere pesanti silenzi, il regista ‘esplora' la materia drammatica di una nazione, guidando lo spettatore con assoluta empatia nella sofferenza di due uomini ostinati e contrari. 
Giuseppe Pinelli e Luigi Calabresi hanno rispettivamente il volto di Pierfrancesco Favino e Valerio Mastandrea, sorprendenti nel sottrarsi al rischio corso da un attore chiamato a interpretare un personaggio reale. Nessuna mimesi o impudica spavalderia nelle loro performance, piuttosto frammenti, intuizioni, visioni parziali di quei corpi nel teatro di un delitto senza castigo. ‘Romanzato' da Rulli e Petraglia e agito in pomeriggi declinanti e in interni da cui si esce in qualcosa che non sembra il mondo ma solo un altro interno, Romanzo di una strage semplifica, ‘interpreta' e agevola (la comprensione di) una strage impunita. 
Nell'assurda e crudele immodificabilità delle cose, a due mogli-madri (Licia Pinelli e Gemma Calabresi nell'interpretazione misurata e composta di Michela Cescon e Laura Chiatti) appartiene altrimenti lo smottamento di tenerezza, restituito con una sciarpa calda e una cravatta bianca.


Gran film, mi rispecchio nel giudizio critico qui sopra

domenica 22 luglio 2012

The Amazing Spider Man



All'età di sette anni, Peter Parker viene affidato alle cure di zia May e zio Ben dai genitori che non rivedrà mai più. Un decennio dopo, è un liceale solitario con una cotta per la compagna di classe Gwen Stacy, figlia del capitano della polizia. La scoperta, in soffitta, di una valigetta di suo padre contenente dei documenti secretati porta Peter a fare la conoscenza del dottor Curt Connors, vecchio amico di famiglia e collega del padre presso la Oscorp. È nel suo laboratorio, dove si studia la possibilità di innesti tra cellule umane e animali, che Peter viene morso da un ragno e si ritrova dotato di nuovi e straordinari poteri. 
A Marc Webb l'arduo compito del reboot di un prodotto cinematografico del quale eravamo già pienamente soddisfatti, grazie alla recente trilogia di Raimi: inutile mettersi a farne un calco, difficile evitare le sovrapposizioni, dato il comune testo di partenza. Che fare? Forse la risposta va cercata nel poster di Einstein che campeggia in casa di Peter Parker e reca la famosa frase secondo la quale “l'immaginazione è più importante della conoscenza”. Poco importa, sembra dire Webb, se la storia è nota, si può ancora reinventare ogni cosa. Verso la fine il film tornerà su questo concetto, durante una lezione scolastica, quando si premurerà di ricordare che c'è chi sostiene che al mondo esistano solo dieci storie ma forse ce n'è addirittura una soltanto, che coincide con la domanda identitaria: chi sono io. Webb e sceneggiatori immaginano dunque un Peter diverso, non più un emarginato ma un ribelle, quasi uno snob in erba, che non viene morso per caso ma va di sua iniziativa là dove l'impossibile può accadere, quasi sperandolo, e non teme la propria trasformazione ma ne è immediatamente soddisfatto e consapevole. Non sono sfumature: proprio perché ridefiniscono l'identità del protagonista di fatto ridisegnano completamente il quadro. 
Al romanticismo, all'aspetto ludico e all'immaginario cartaceo dei film di Raimi (nel senso della carta dei fumetti ma anche di quella fotografica e di giornale) si sostituisce una visione attualizzata, meno tormentata ma più realistica, il cui immaginario di riferimento è esclusivamente cinematografico e nemmeno rétro. Sfortunatamente, le idee visive scarseggiano, se si eccettua il passaggio forse volontariamente ridicolo dalle squame del branzino alla pelle di Lizard, il gigante distruttore, o la scena dell'infilata di gru, che vorrebbe dare un senso al 3D, ma occorre accantonare ogni confronto col pregresso o non si uscirà dalla spirale ingannevole della falsariga (e qualcosa c'è, di obbligato, come il “non è una scelta, è una responsabilità” a rimpiazzo di “grandi poteri, grandi responsabilità”).
Amazing è una parola grossa, che non calza bene al film in questione, ma Spider-Man ha avuto tante vite e il suo giro dentro il costume rosso e blu, in fondo, se lo è meritato anche Andrew Garfield.

film divertente, per tutta la famiglia

sabato 21 luglio 2012

La dinastia Brueghel - Villa Olmo, Como



Il nono appuntamento delle Grandi Mostre di Villa Olmo, curato dall’Assessore alla Cultura di Como Sergio Gaddi e da Doron J. Lurie, conservatore dei Dipinti Antichi al Tel Aviv Museum of Art, ripercorre la storia della più importante stirpe di artisti fiamminghi attivi tra il XVI  e il XVII secolo.
La mostra è un grande progetto internazionale mai realizzato prima d’ora in Italia, che presenta in modo organico e strutturato le relazioni e il percorso pittorico di quattro generazioni di artisti attraverso cento opere straordinarie.
La vita a tratti misteriosa e la scarsità di notizie certe sulla biografia del capostipite Pieter Bruegel il Vecchio, che cambia la grafia del cognome cancellando la “h” forse per nascondere la relazione con la cittadina di provenienza, sono i presupposti narrativi della mostra. Ma non si può cogliere nel dettaglio il percorso artistico del maestro senza partire da Hieronymus Bosch, del quale la mostra di Como presenta in assoluta anteprima il capolavoro I sette peccati capitali.
La relazione tra i due artisti è fondamentale, tanto che il Guicciardini arriva a definire Pieter Bruegel come il “secondo Girolamo Bosco” evidenziando come sia un “grande imitatore delle fantasie” del maestro di ‘s Hertongenbosh. Ed è proprio questo un altro presupposto storico della mostra, che presenta le visioni allegoriche, moralistiche e fantastiche prima d’ora inimmaginabili, ma paradossalmente diventate concrete anche grazie alle conquiste della pittura del cinquecento.  Bruegel sente molto l’influenza di Bosch e ne incarna la capacità di osservazione e di rappresentazione, non limitandosi all’insegnamento morale, ma riuscendo a tratteggiare un vasto universo di tipologie umane.
I registri del comico e del grottesco assumono una valenza educativa che Pieter riesce a trasmettere ai due figli maschi, Pieter il Giovane e Jan il Vecchio.
La dinastia, quindi, comincia ad articolarsi e la mostra ne trasmette fedelmente la corrispondenza tra le vicende familiari, - nel frattempo secondo numerosi studiosi i figli di Pieter rimettono la “h” nel cognome -  e l’evoluzione pittorica dei protagonisti.  La genealogia prosegue e si ramifica con i figli dei figli del capostipite, in una complicata rete di relazioni che la mostra presenta con precisione e rigore, fino agli undici figli di Jan, cinque dei quali anch’essi pittori. Il percorso espositivo si focalizza attorno alle vicende di ciascun artista ma si sviluppa secondo una logica a rete, abbracciando i riferimenti internazionali e i fatti storici del periodo di riferimento, come l’esperienza di Jan van Kessel I, figlio di Paschasia, sorella di Jan Brueghel e di Ambrosius Brueghel, artista di grandissima qualità ma poco conosciuto e studiato.
Tra le opere celeberrime di Pieter Brueghel il Giovane spiccano la Festa di matrimonio all’aperto e due straordinarie versioni del Paesaggio invernale con cacciatori sulla neve. Il percorso si chiude idealmente con David Teniers il Giovane, legato alla dinastia dei Brueghel per aver sposato Anna, figlia di Ambrosius.

Mostra veramente deludente. Quadri buttati nelle sale senza un ordine logico o temporale. Quadri mediamente insignificanti. se ne salvano forse una decina. Peccato

venerdì 20 luglio 2012

La Liberty Live Tango


LA LIBERTY Live Tango!
con
DANIEL PACITTI QUINTETO
Orchestra di Tango
bandoneon : Daniel Pacitti
violino : Simone Rossetti Bazzaro
contrabasso : Carlo Sgarro
chitarra : Pierluigi Ferrari
piano : Hernan Fassa

E il dj ALE MAZZA


L'orchesta non mi è piaciuta particolarmente. un suono un pò stridulo, non pieno.
E, come facevano notare altre amiche, un ambiente che non so.. ma non è energetico. pieno di ballerini che pensano di essere soli in pista. Non so se ci torno..

giovedì 19 luglio 2012

Sciuscià - Antichi sapori partenopei


Ristorantino in Via Procaccini a cui facevo la posta da tempo.
Stasera è pieno zeppo, dentro e fuori.
Io menu è composto da tutti piatti della cunina napoletana, dai nomi talvolta a noi sconosciuti. Bisognerà tornare più volte per provarli tutti.
Prendo Il fritto misto come antipasto (mamma come mi piace... pizza fritta, crocchè, montanare, verdure fritte...mmm).
poi spigola all'acqua pazza (un pò troppa acqua) e per finire caprese al cioccolato.
Vinello fresco della casa per accompagnare il tutto e limoncello finale.
Meraviglia... si sta proprio bene

Kitsch - a cura di Gillo Dorfles


La Triennale di Milano presenta la mostra Gillo Dorfles. Kitsch - oggi il kitsch curata da Gillo Dorfles, insieme con Aldo Colonetti, Franco Origoni, Luigi Sansone e Anna Steiner. 
Nel 1968 esce “Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto” edito da Mazzotta, una serie di approfondimenti teorici che hanno aiutato a descrivere il concetto di kitsch in tutte le sue articolazioni; concetto che Dorfles per primo ha contribuito in modo decisivo a definire, a livello internazionale.
Il testo di Dorfles è una vera pietra miliare per la comprensione e l’evoluzione del “cattivo gusto” dell’arte moderna; afferma che alcuni capolavori della storia dell’arte come il Mosé di Michelangelo, la Gioconda di Leonardo sono “divenuti emblemi kitsch perché ormai riprodotti trivialmente e conosciuti, non per i loro autentici valori ma per il surrogato sentimentale o tecnico dei loro valori”.
“L’industrializzazione culturale, afferma Dorfles, estesa al mondo delle immagini artistiche ha condotto con sé un’esasperazione delle tradizionali distinzioni tra i diversi strati socio-culturali. La cultura di massa è venuta ad acquistare dei caratteri assai diversi (almeno apparentemente) dalla cultura d’élite, e ha reso assai più ubiquitario e trionfante il kitsch dell’arte stessa.”

La prima parte della mostra presenta… “ autori, i quali volutamente usano citazioni kitsch” (Gillo Dorfles).
Tra gli artisti Adriana Bisi Fabbri con Salomè di fronte (passo di danza), 1911, e Salomè a tergo (Mossa di danza), 1911, che rappresenta il personaggio biblico con rotondità paradossalmente eccessive; Alberto Savinio che con Penelope, 1933, rivive con ironia il mito classico; Gianfilippo Usellini che con Donna con la coda, 1970, riporta con ironico paradosso a una primitiva condizione animale; e ancora Enrico Baj che con Madame Garonne, 2003, assembla materiali diversi per denunciare la corruzione del gusto causata dalla cultura del prodotto industriale. Infine tre opere di Salvador Dalì fanno parte di questo gruppo di artisti che sono in mostra in qualità di ironici ispiratori del fenomeno.
Il percorso dell’esposizione continua con una serie di autori deliberatamente kitsch.
Afferma Gillo Dorfles: “qui vediamo alcuni artisti contemporanei che, intenzionalmente, creano opere con elementi che fanno riferimento alla cultura del kitsch”
Tra questi artisti Luigi Ontani, che con l’opera Er ciclopercurione, 1990, si avvicina a una figurazione fantastica che attinge e manipola con ironia suggestioni da differenti culture, linguaggi e tecniche espressive; Antonio Fomez con Michelino, 1966, ispirato alla Pop Art; Felipe Cardeña che con i suoi collage policromi presenta composizioni kitsch che sovrappongono fiori e frutti ritagliati da riviste; Leonard Streckfus crea collage in cui personaggi storici sono ritratti con ironia nella vita quotidiana; Corrado Bonomi realizza composizioni con vari oggetti che ironicamente trattano dei problemi dell’uomo; Limbania Fieschi con il suo gusto kitsch americaneggiante; Carla Tolomeo con le sue sedie sculture; Mario Molinari che nelle sue sculture accentua e deforma grottescamente parti anatomiche di esseri umani e animali e le teatrali composizioni di legno, stucco, resina e oggetti vari di Vannetta Cavallotti. Infine l’omaggio ironico a Salvador Dalì del Cracking Art Group attraverso la fusione di materie plastiche e foto e The Bounty Killart che crea sculture di gesso fortemente satiriche.
Tutte queste opere d’arte presenti in mostra forniscono una vasta rappresentazione delle personali interpretazioni di ciascun artista.
Una sala è dedicata all’artista olandese, naturalizzato italiano Rutger (Rudy) Van der Velde, giornalista, grafico pubblicitario, illustratore e artista che ha creato assemblaggi sorprendenti, ironici e ludici con materiali eterogenei, oggetti superflui provenienti dalla nostra società consumistica.
Un’opera in particolare I am free – I feel free, che presenta una gabbia contenente un uomo-automa e una libellula, mentre un’altra libellula all’esterno posata su un ramo gode la libertà, esprime chiaramente la sperimentazione nelle sue opere di una continua ricerca di sensazioni nuove e liberatorie da ogni vincolo di asservimento alla comune realtà. 
Nel corridoio che introduce alla mostra un tappeto interattivo composto da 5000 immagini kitsch che si animano al passaggio del pubblico porta il kitsch nel quotidiano, nella nostra vita di tutti i giorni. 
La mostra si chiude con l’ultima grande sala nella quale si trova una vera e propria giostra di oggetti kitsch di artisti anonimi, che sono citazioni e riproduzioni del kitsch oggi.

Mostra estremamente interessante e divertente. Quanto Kitsch ci circonda e abbiamo in casa... Non c'è limita al cattivo gusto..





lunedì 16 luglio 2012

Cosmopolis - un film di David Cronenberg



Erick Packer è un brillante giovane che controlla gli oscuri meccanismi dell'alta finanza. Tutto è a sua disposizione, a partire da una limousine bianca con tanto di autista e guardia del corpo. È una giornata difficile per Manhattan. C'è il Presidente degli Stati Uniti in visita e la viabilità è stata rivoluzionata. Ma Erick ha un obiettivo preciso: vuole raggiungere il suo parrucchiere di fiducia che sta all'altro capo della città. Per fare ciò è disposto ad affrontare le sommosse contro la situazione economica che stanno mettendo a ferro e fuoco New York. È pronto anche a trovarsi dinanzi colui che, secondo più di un segnale attendibile, vuole ucciderlo.
A David Cronenberg va riconosciuto il merito di non aver mai smesso di sperimentare pur conservando intatte le proprie tematiche di fondo. In questa occasione si potrebbe dire che la sperimentazione ha inizio dal casting. Scegliere (con alle spalle un produttore rigorosamente cinefilo come Paulo Branco) Robert Pattinson come protagonista poteva essere un azzardo privo di ritorni oggettivi. Sia chiaro: a differenza di quanto alcuni scrivono questo non è l'unico film che ha liberato la star della saga di Twilight dai canini. C'è stato anche (con uscita anteriore nelle sale) l'apprezzabile Bel Ami di Declan Donnellan e Nick Ormerod. Qui però il giovane attore idolo delle adolescenti affronta una prova ancor più al limite della precedente e, dal momento in cui si toglie gli occhiali scuri, riesce a superarla. Cronenberg lavora sul libro di DeLillo rispettandone (forse troppo) la struttura che si basa sui dialoghi ma apportandovi anche significativi cambiamenti. La limousine in cui Packer si rinchiude diventa metafora di un mondo economico impermeabile alla realtà. “Ciò che è attuale è troppo contemporaneo” (come afferma uno dei personaggi) e quindi è meglio prenderne le distanze per poter riprodurre dinamiche di rapporto che prevedono scambi (sessuali e non) che implichino il minimo possibile di sentimento. In un mondo sconvolto in cui i ratti divengono l'eloquente simbolo della voracità senza controllo non resta che perseguire l'estetizzante simmetricità che i fatti smentiscono a ogni giro di ruota dell'ingombrante mezzo di trasporto. Ecco allora che una prostata asimmetrica si ritrova a fare il paio con un taglio di capelli che viene completato da una sola parte. Sarà proprio questa doppia asimmetricità a spingere Packer tra le braccia (e dinanzi al mirino di un'arma) di chi lo bracca da anni. Perché va sanzionata la falla nella vita di chi domina, sempre meno occultamente, le sorti degli altri mentre presidenti privi di effettivo potere democratico intasano le strade. Cronenberg ce lo ricorda in un dramma claustrofobico (anche quando va in esterno) in cui sembra però che l'apprezzabile tesi abbia un po' tarpato le ali al suo talento visionario.

Film interessante specie nella parte "in viaggio" per New York, ma se che si perde nel finale, faticoso da seguire. Film teso, di dialogo, teatrale quasi, da seguire attentamente.

sabato 14 luglio 2012

Colazione da California Bakery

Dopo la bella esperienza della cena, proviamo la colazione.. che è ancora meglio. Costa un botto, ma fra spremuta, pancakes, yogurth e altre prelibatezze, con vista su S. Eustorgio e circondati da tanta bella gente italiana e straniera te ne dimentichi in fretta...
Gnam!

giovedì 12 luglio 2012

La Milanesiana - La Filosofia e l'imperfezione


AUDITORIUM HQ PIRELLI

Letture
Giulio Giorello
Antonio Scurati
Gabriele Pedullà
Walter Siti
Diego Fusaro

Concerto
Antonio Ballista

Coordina
Armando Torno

Serata interessante: deludenti i primi due interventi ma molto belli gli ultimi tre. Diego Fusaro è un vero comunista Marxista, tutto da ascoltare

Ma la cosa più bella è la location.. un auditorium ricavato all'interno di una torre di raffreddamento della vecchia fabbrica. Un posto di una suggestione....




Hangar Bicocca - mostre in corso














Dopolavoro Bicocca - Bistrot

Descrizione: Il ristorante dell’Hangar Bicocca, spazio polifunzionale dedicato all’arte. Ambiente: Una sontuoso bancone affacciato su una sala vestita con fredda schematicità. Fuori, un cortile con tavoli e ombrelloni. Cucina: Non c’è un menu convenzionale, ma una serie di piattini (chiamati rubitt): mini-hamburger, mini-zuppa di cozze, tartina di polenta con baccalà mantecato e così via. Non tutto è perfetto. Ma l’idea delle tapas all’italiana è molto divertente. Prezzi: Piattini da 2 a 6 euro. Pregi: Ambientazione di notevole suggestione. Apertura: Cucina aperta sino alle 22. Chiusura: Chiuso lunedì e alla sera di martedì e mercoledì.

mercoledì 11 luglio 2012

Sister - un film di Ursula Meyer



Il dodicenne Simon vive nella vallata industriale ai piedi di un altipiano sciistico di lusso. Condivide l'appartamento popolare con la sorella maggiore, Louise, che non ha un lavoro. Nessuna traccia, invece, dei genitori. Simon procura il cibo e i soldi che servono per vivere ad entrambi vendendo ai suoi coetanei sci, guanti e occhiali di valore, che ruba nel corso delle sue trasferte quotidiane in alta montagna. Ruba anche su commissione, l'attrezzatura della marca richiesta.
Ursula Meier ambienta la sua opera seconda nuovamente su un confine, questa volta più abituale, meno insolito rispetto al tratto di autostrada di Home, ma anche più manicheo e drammatico.
Il film procede testardo, come la convinzione di Simon di poter vivere con i proventi dei furti stagionali, mangiando i panini estratti dagli zainetti dei piccoli turisti, fino a che un colpo di scena non riscrive improvvisamente la situazione, rendendo la lotta quotidiana del bambino più toccante che biasimabile. La struttura, quasi a dittico, ricorda non a caso quella del Matrimonio di Lorna dei fratelli Dardenne, non nei contenuti ma in ragione di quella cesura così netta e posizionata molto in avanti. E i due fratelli belgi sono chiaramente anche gli ispiratori primari di questo genere di dramma, che non sconfina mai nel melodramma ma si muove per tutto il tempo teso sul bordo dello stesso, votato all'asciuttezza e radicato fortemente nel terreno delle disuguaglianze sociali.
La bella Léa Seydoux si rende credibile nella sua trasformazione in ragazza senza un soldo e senza una arte né parte, il che non è poco, e allo stesso tempo non ruba la scena al vero protagonista del film, Kacey Mottet Klein; ma ci sono aspetti che non sono altrettanto credibili, su tutti la complicità di Simon con il cuoco inglese.
In conclusione, però, non è la mancanza di sincerità il rischio primario in cui incorre il film, bensì quello di non andare mai abbastanza oltre la cronaca naturalistica dei fatti. L'ironia tragicomica di “Home” è quasi del tutto assente ma, nonostante il tragico non sia giustamente il registro di questo lavoro, non c'è altro a sostituirlo, nemmeno la tenerezza che i Dardenne hanno recentemente rivelato nel Ragazzo con la bicicletta. L'autrice avrebbe fatto meglio a cercare maggiormente se stessa, anziché emulare un modello altrui.

Film un pò deludente, noioso a tratti, anche se l'ansia per il destino del piccolo protagonista non ti abbandona mai.

martedì 10 luglio 2012

Le Jardin

Serata difficile.
Quasi un'ora per arrivare, causa lavori sulla tangenziale nord..
Parcheggio lontanissimo causa concerto concomitante
Amiche attese e non arrivate.
Però una volta arrivato e stabilizzato tutto è andato a posto. Ale Mazza si è piegato alle leggi del tango commerciale è ha messo bella musica.
Pista scivolosa ma ballabile.
Fatto al solito troppo tardi

California Bakery - Piazza S. Eustorgio

Che delizia.

Trovato quasi per caso. Requisito l'ultimo tavolo all'aperto. Si mangia bene ottimo cibo american style.
Bisogna fare attenzione, non tutto è allo stesso livello, ma le cose buone sono molto buone.
Mangiato un Bagel con insalata di pollo veramente ottimo, mentre la torta di ciliegie era un po secca.
Location strepitosa, a 50 metri dalla chiesa, ma riparati dal traffico.



Spazio Forma: Sam Leiter e Zingari

Due mostre diverse e diversamente interessanti. Una scoperta le foto di New York di Leiter, una piccola delusione le foto di Kudelka sugli zingari, troppo posate per i miei gusti.

 Le luci di New York di Saul Leiter.


La filosofia del vero fotografo di strada, quello che lascia lo studio per correre lungo i marciapiedi e cercare il ritmo della città nelle insegne al neon o nei visi dei passanti, sembra disegnata su misura per Saul Leiter. 
Americano di Pittsburgh, classe 1923, Leiter è attratto già durante l’adolescenza dalla pittura. Lascia ben presto gli studi da rabbino e il destino che la famiglia aveva progettato per lui e si sposta a New York dove continua la sua ricerca pittorica. 
La visita a una mostra di Cartier-Bresson, nel 1947, deciderà il suo futuro: si procura una Leica e senza trascurare mai del tutto la pittura, comincia a percorrere la città di New York e a fermare in immagini straordinarie, prima in bianco e nero, poi anche a colori, le atmosfere, gli sguardi e gli incontri occasionali, perfino i profumi e gli odori, della metropoli. 
Leiter ha collaborato a lungo, soprattutto come fotografo di moda, con riviste come Life o anche Harper’s Bazaar, Elle, Nova, Vogue e Queen e in questi anni non ha mai smesso di osservare e di lavorare sulla visione. O meglio, sulle tante, possibili visioni che una vita di osservatore professionista gli offre. 
Le sue trasparenze sono sofisticatissime e semplici, come i titoli delle foto: suole, semaforo rosso, cappello di paglia... Perché è proprio un particolare, sistemato magari al lato estremo dell’inquadratura, che rende significativo quello scorcio, quello sguardo, quel lampo di luce, quella particolare giornata.
E poi, quando i titoli non bastano più, ci saranno tante foto chiamate semplicemente strada, strada, strada: palcoscenico straordinario, regno del voyeurismo e del distacco.


Zingari di Josef Koudelka



La mostra presentata a Forma, in prima mondiale, rispecchia fedelmente la sequenza e il menabò del volume Cikáni (zingari in ceco) che lo stesso Koudelka aveva progettato nel 1970, prima di lasciare la Cecoslovacchia, e rimasto a lungo inedito. 
Quel volume, riproposto da Contrasto, testimonia la spettacolare teatralità visiva che Josef Koudelka aveva concepito intorno al suo lavoro di ricognizione fotografica delle comunità gitane dell’Est Europa.

In esposizione le 109 immagini del libro, sontuosamente stampate (sotto la stretta sorveglianza dell’autore) appositamente per la presentazione di Forma.
Da un lato, le immagini raccontano la quotidianità delle comunità gitane negli anni Sessanta in Boemia, Moravia, Slovacchia, Romania, Ungheria e in alcuni casi in Francia e Spagna. Dall’altro, testimoniano lo sguardo penetrante e insolito dell’autore, la sua capacità di fermare, in momenti unici per la perfetta composizione formale e la pregnanza dell’azione, scene di vita familiare, momenti di festa, di gioco e di ritualità collettiva. 
Una dopo l’altra, le immagini compongono un vero affresco visivo di grande potenza e con poetica malinconia registrano la fine di un’epoca, la fine di un viaggio: quello del nomadismo zingaro in Europa.
Riferimento essenziale “di culto” per generazioni di fotografi, Zingari mantiene nel tempo la sua forza e conferma la grandezza del suo autore, Josef Koudelka, tra i più grandi fotografi viventi.

La mostra è presentata in collaborazione con Magnum Photos


giovedì 5 luglio 2012

Spazio A - compleanno Migrante

Ieri sera è stata una festa più che una milonga. Tantissima gente, caldo pazzesco sulla pista: quasi impossibile ballare. Ma c'erano tutti, da Diego a Sara a Gabriella, tutti pronti a festeggiare.
E Claudia ci ha fatto la sorpresa: un "orchesta tipiqua" di giovani musicisti che ha suonato per noi a lungo.
Energia a fiotti. Bella serata

martedì 3 luglio 2012

La Milanesiana - Teatro dal Verme

una delle prime serate del festival, quest'anno tema "l'imperfezione".
Letture molto interessanti ed un concerto splendido del trip jazz P.A.F.


martedì 3 LUGLIO
Imperfezione/perfezione
e una lunga notte
Filippo Timi, Susan Ray, Rick Moody,
Paul Harding, Michael Cunningham,
William Friedkin, enrico ghezzi,
Ferruccio de Bortoli, Paolo Fresu,
Antonello Salis, Furio Di Castri
teatro dal ver me ore 21
Prologhi
Filippo Timi legge da
Sono stato interrotto
di Nicholas Ray
Susan Ray
La perfezione e Nick
Letture
Rick Moody PEN literary award ’03
Paul Harding Premio Pulitzer ’10
Michael Cunningham Pulitzer ’99
William Friedkin Premio Oscar ’72
Premio letterario
“Fernanda Pivano”
Paul Harding e Rick Moody
Premio “Omaggio al Maestro”
William Friedkin
Interviene enrico ghezzi
Concerto
P.A.F. Trio: Paolo Fresu,
Antonello Salis, Furio Di Castri
Introduce Ferruccio de Bortoli

domenica 1 luglio 2012

Lorax


Lorax (o Loraz) Cartone ecologista tratto da un libro di Dr. Seuss.
Molto godibile ed arguto, con personaggi splendidi