lunedì 28 marzo 2011

Gotan Night alla Comuna Baires

Bella serata nel complessivo, anche se l'eccesso di milonghe anche questa volta ha limitato il numero di balli a disposizione. Bell'ambiente e gente simpatica.
Ballato con:
Samanta (bene, anche se ridere in pista non giova al ballo)
Ragazza americana (bene i tanghi, malino i tentativi di milonga)
Michela (?) (malissimo, ma per colpa sua: era un fascio di nervi, tesissima, mai ballato cosi, la dovevo trascinare per la pista. Orribile)
Mila (benino, era un pò arrugginita)
Paola (sempre il massimo, mamma mia come é brava)

giovedì 24 marzo 2011

Open Colonna

A causa di un evento marketing ho avuto occasione di cenare in questo bellissimo posto nel centro di roma, all'ultimo piano del museo delle esposizioni. ambiente raffinato, ottimo cibo e vino. Una delizia.


domenica 20 marzo 2011

Inter - Lecce 1-0


Brutta partita, ma vedere le partite allo stadio é sempre un esperienza.

sabato 19 marzo 2011

Des Hommes et des Dieux


Visto ieri sera in DVD questo film. Emozioni fortissime.
Riporto il commento di chi sa scrivere meglio di me, ma che ha provato le stesse sensazioni.

Dal blog "Rofrano"
(... ) L'altro è il film più bello che ho visto di recente, non c'entra niente con la danza, ospita Tchaikovsky solo per pochi, indimenticabili minuti (e a parte quelli non c'è musica, salvo la preghiera salmodiata), ed è la storia di un gruppo di monaci francesi la cui trappa in Algeria (siamo negli anni Novanta) è nel mirino dei terroristi e degli integralisti islamici.

Bien, riassumere il film non è il mio forte e non direbbe quel che conta: quel che conta è la scansione della narrazione per immagini, estramamente statica eppure percorsa da una tensione terribile, fissata in cadenze rituali, non solo quando i monaci pregano ma in qualsiasi loro attività, ma sempre più periclitante verso il punto d'arrivo del film, che fin dall'inizio si intuisce. Ogni sequenza è funzionale all'ultima, la annuncia con avvisaglie minuscole e inequivoche, la prefigge come un abisso di orrore e di grazia: e uno dei numerosi colpi di genio del regista è il non farci vedere quel punto d'arrivo cui tutto recava.

Il regista si chiama Xavier Beauvois e il film, Grand Prix della giuria al Festival di Cannes e grande successo in Francia, si chiama Des hommes et des dieux (in italiano Uomini di Dio, che non è proprio la stessa cosa). Gli attori, a cominciare da Lambert Wilson che di solito è perfetto nel ruolo di puttaniere sciupafemmine, e che qui invece fa il padre superiore della trappa, sono mirabili: dietro la veste di ciascun monaco c'è un uomo con la sua storia, il suo passato (uno era idraulico, uno seguita a fare il medico, uno ha la vocazione dello studioso), il suo carattere, i suoi lati buoni e cattivi, il suo modo di reagire alle emozioni primarie e derivate, la paura, la solitudine, il contatto con gli altri, l'orgoglio dell'identità, la tempra nell'affrontare il rischio, il rapporto con l'autorità, il conflitto fra obbedienza e coscienza. Hanno tutti qualcosa in comune: la fede, l'esercizio dell'umile lavoro quotidiano al servizio della comunità di algerini (un piccolo villaggio) dove sono amatissimi da tutti; e, a un certo punto della loro vita, il trovarsi di fronte al nonsenso che è il senso di ogni vita cristiana: l'offerta totale di se stessi con il martirio.

Che valore ha sacrificare la propria vita testimoniando la fede? Sono otto uomini sperduti in un angolo del globo trascurato dalle cronache, che vivano o muoiano non sposta di un filo il corso della storia: qual è il senso di un sacrificio così estremo? E come conciliare la fierezza del martire con l'umiltà del redento? Come non fare del martirio un'insolenza estrema, un'affermazione di superbia? Come difendere la vita, l'utilità della propria esistenza che sostiene quella di tanti altri (i bambini che si fanno visitare dal medico, la donnetta che non sa scrivere e si fa preparare i documenti da un monaco, la ragazza musulmana che sente il bisogno di confidare al vecchio frate cristiano i propri turbamenti sentimentali), e nello stesso tempo essere pronti a donarla senza nulla in cambio? C'è un'opera letteraria incompiuta nel Novecento, cui ha dato poi una meravigliosa reincarnazione musicale Francis Poulenc, che tratta esattamente questi temi: sono i Dialoghi delle carmelitane di Georges Bernanos. Il film di Beauvois sembra ricalcarne la vicenda con una dovizia di dettagliate corrispondenze che è inquietante, se si pensa che invece nulla è frutto di invenzione, e che la storia degli otto monaci è una storia che si è svolta veramente. Ciascuno è vissuto davvero e ha vissuto quello che noi vediamo.

Mentre guardavo il film pensavo continuamente a una frase del Vangelo che è forse la più misteriosa e sconvolgente: "Chi perde la propria vita la troverà", e quel passo del Vangelo verrà letto in un momento del film. "Chi perde la propria vita la troverà": questa verità, che è al centro della vita di ogni cristiano, non perde nulla del suo valore quando a incontrarla è un ateo, come lo sono io. Confusamente e profondamente so che è così: solo nel momento in cui ci si spoglia di difese, proiezioni, senso del proprio interesse, e soprattutto autoconservazione, si sfiora l'assoluta libertà che è la dimensione autentica del sacrificio. E infatti Des hommes et des dieux è un film sulla fede, con il suo mistero inattuale e sgomentante, ma è anche uno stupendo film sulla libertà dell'essere umano, sulla debolezza e l'eroismo, sull'unica cosa che conta e che è l'amore. Non voglio stare a riassumerlo, è uno dei film più strani che abbia mai visto, e so che non mi abbandonerà.

E poi, c'è quella scena con la musica del Lago dei cigni. Musica incongrua perché così profana (così semplicemente e dolorosamente umana) e perché diffusa da uno sgangherato mangiacassette, che è fra i modesti arredi della casa dei frati. Quella scena è il momento di cinema che più mi ha emozionato e commosso negli ultimi dieci anni.


oh si,,,,

mercoledì 16 marzo 2011

Caffé Caribe - serata d'addio

Il Caffé Caribe chiude dopo 12 anni di serate tanghere e 32 totali di esistenza. Io lo ricordo li da sempre, quindi forse sono di più.
In modo più o meno spontaneo si sono ritrovati li tutti (o almeno tantissimi) tangheri milanesi per ballare un ultima volta. C'era quindi tantissima gente, mai vista tanta, sia in pista che ai bordi. Un atmosfera bellissima, nonostante il caldo e l'affollamento.
Una serata che per me si é conclusa quasi alle 3 ma chissà quanto è andata ancora avanti.
Ballato tanto, anche, per la maggior parte con ragazze che già conoscevo; non sono sicuro di ricordarle neanche tutte.
Provo a fare una lista: Maria Elena, Sara, Katia, Cinzia, ragazza della pratica domenicale, Elisa, ragazza mora "della Comuna",
Una serata da ricordare.

martedì 15 marzo 2011

Cena chez Jeanne

cibo semplice ma gustoso, grande attenzione per i particolari.
Cena perfetta

Un flauto magico


Va in scena un Flauto magico inedito, un Mozart eternamente giovane, circondato da interpreti freschi e di talento, pronti a improvvisare, a plasmare, trasformare il testo musicale con forme e colori nuovi.
Leggera e effervescente, questa regia lirica firmata da un grande nome della scena contemporanea come Peter Brook accompagna lo spettatore in un viaggio seducente, dritto al cuore della magia e della tenerezza della musica mozartiana.
Le cascate di effetti scenici e lo sfarzo delle messe in scena tradizionali lasciano il posto allo humor, alla nudità delle luci, a più sottili vibrazioni intime, agli impercettibili cambiamenti dell’animo umano.
Due sono i poli drammatici tra cui oscilla la partitura musicale e su cui si costruisce lo spettacolo: la sfrenata gioia di vivere e la paura della morte che, nel suo essere presente, contribuisce a rafforzare il senso della vita. Traspare, nella rapidità dei gesti e nel ritmo serrato e giocoso dell’azione, l’estrema libertà della scrittura di Mozart, che poteva variare incredibilmente la tonalità e il tempo all’interno di una stessa misura. La lirica esplora allora le mille sfaccettature del sentimento umano e nutre il lavoro d’attore: gli interpreti incarnano il riso e la derisione, la tenerezza e il pianto, passando in un lampo da uno stato emotivo all’altro. In queste transizioni tutte interiori si esprime il senso del dramma, nascosto fra le note di una musica che solo apparentemente è gioiosa, e chiede di essere ascoltata in modo attento e sensibile, per scoprire e assaporare la sua tragicità nascosta.

Perché vederlo?
Perché il Flauto è prima di tutto una fiaba, storia di cavalieri, dame e draghi... dove in palio è un amore totale, per l'amante, l'amico, la saggezza, la vita, la conoscenza. Perché quando il bambino (ma saggio) Mozart incontra il grande vecchio (ma bambino) Peter Brook scocca la scintilla della poesia.

lunedì 14 marzo 2011

Gotan Night alla Comuna Baires

Niente di particolare da segnalare.
Ero stanco ed ho ballato poco e male. Piuchealtro ho chiaccherato e guardato.
Ballato con:
Sonia (benino)
signora bionda (avrei detto benino ma lei mi ha stroncato)
Cristina (bene)

sabato 12 marzo 2011

Museo Storico Italiano della Guerra - Rovereto


Il Museo della Guerra


Il Museo fu ideato nel 1919 da un gruppo di cittadini roveretani per ricordare il conflitto da poco concluso, che aveva riunito il Trentino all'Italia. Fu inaugurato da Vittorio Emanuele III il 12 ottobre 1921.



Durante la guerra Rovereto era stata evacuata, bombardata e colpita da gravi perdite; la città divenne simbolo della "guerra di redenzione" e il Museo un "luogo della memoria", al quale affluirono in grande quantità documenti e cimeli offerti da cittadini, ex-combattenti e istituzioni.

Nei decenni successivi, il Museo estese il proprio interesse ad altri conflitti: dall'età moderna alle guerre coloniali, alla seconda guerra mondiale.












Retto da un'associazione, il Museo espone armi e uniformi, fotografie ed opere pittoriche, documenti e cimeli. Propone mostre temporanee, promuove studi e ricerche, cura la pubblicazione di opere a carattere storiografico e documentario, partecipa a produzioni cinematografiche.

Museo Stupendo, da vedere e rivedere, in un bellissimo castello.
La mostra su Fiume é poi particolarmente interessante


Fiume!
Scene, volti, parole di una rivoluzione immaginata. 1919-1920

10 dicembre 2010- 5 giugno 2011



Gli accordi di Londra del 1915, mentre prevedevano il passaggio alla sovranità italiana della regione giuliana e dell’Istria, non consideravano questa stessa sorte per Fiume, porto militare dell’Impero austro-ungarico e accesso al mare dell’Ungheria, ma anche città di forte vivacità culturale, intensa attività economica, incrocio di lingue, culture e popoli. Nel 1919, all'indomani della fine della Grande Guerra, attorno a Fiume si raccolsero da tutta Italia intellettuali, soldati, militanti rivoluzionari, uomini e donne, decisi a rifiutare il dettato di Londra e a dare vita ad un’esperienza che esaltasse l'identità italiana della città. In breve tempo Fiume divenne, per la composita popolazione che la affollò, il luogo dove sperimentare il cambiamento che la fine della guerra sembrava aver promesso. La presenza di D’Annunzio, di militanti rivoluzionari, di giovanissimi volontari che avevano respirato ma non pienamente vissuto l’“avventura” della guerra, di artisti, ne fece un laboratorio ambiguo ed eversivo.





Alpe Cermis - Settimana Bianca


giovedì 10 marzo 2011

Wine Bar El Molin

Un inaspettato wine bar nel centro di Cavalese. Raffinato pur senza perdere l'atmosfera di montagna.

giovedì 3 marzo 2011

shirin neshat donne senza uomini

Nella Sala delle Cariatidi di Palazzo reale un' installazione multimediale che presenta in una forma inedita i materiali a cui si è ispirata per la realizzazione del film omonimo, premiato a Venezia. Attraverso l’utilizzo di un lungo nastro di 15 schermi distribuiti nello spazio della sala, le cinque installazioni vivono contemporaneamente in un flusso continuo e sincronico di immagini, suoni, luci e poesia. Il visitatore potrà seguire un proprio percorso nella imponente sala, lasciandosi coinvolgere dall’emozione delle storie di Zarin, Faezeh, Farokh Legha, Munis e Mahdokht (i nomi delle protagoniste intitolano ognuno dei tasselli della serie Women without men), restando soggiogato dalla musica di Ryuichi Sakamoto e di Sussan Deyhim, nonché dalla bellezza di ogni fotogramma delle video-installazioni, quasi fossero una successione di perfette immagini fotografiche in cui ogni personaggio, ogni oggetto, il paesaggio stesso concorrono a fondersi in un’armonia di grande potenza.


Mostra di grande emozione, con un gusto dell'immagine delicato e preciso, un uso del colore, dell'acqua, dell'aria molto intenso.



martedì 1 marzo 2011

Trilogia degli Occhiali

Da Emma Dante, regista che va per la maggiore, un trittico di impatto. Storie tristi, un po angoscianti, sui temi della solitudine, della malattia, della vecchiaia.
Bello però


http://www.emmadante.it/trilogiaocchiali.html


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