venerdì 30 ottobre 2015

Teatro: Le donne gelose

L'idea di recitare in veneziano la commedia è molto carina. Il veneziano è dialetto che capisco, e che ha una sua musicalità, una sua cadenza particolare.
Quindi far recitare in veneziano attori palesemente non veneziano è stato per me un boomerang. Sentire un forte accento piemontese nell'inflessione di Sora Giulia (ho controllato dopo, e l'attrice è in effetti di Casale Monferrato..) toglie tutto il velo della finzione teatrale. Gli attori palesemente recitano in italiano usando parole veneziane. Alla lunga fastidioso.
Peccato, che lo spettacolo è peraltro piacevole, gli attori sono bravi, le scenografie molto azzeccate e Goldoni al solito godibilissimo nonostante le tre ore di spettacolo (e la scomodità e temperatura del Piccolo Teatro Studio, mannaggia a lui).



Le donne gelose è la prima commedia che Goldoni scrive interamente in veneziano. L’attenzione dell’autore si concentra su una zona circoscritta della città, un vicinato, un periodo preciso, gli ultimi giorni di carnevale, e su un’unica classe sociale di bottegai e mercanti, piccoli borghesi già sulla soglia dell’impoverimento.

«È un mondo chiuso – spiega Sangati - claustrofobico, senza contatti con l’esterno, autoreferenziale, segnato prima ancora che dalla crisi economica da una deriva morale che trascina i protagonisti in un vortice di dipendenza patologica dal gioco, in un turbine di gelosie e invidie deliranti. I rapporti umani sono miseri, ipocriti; le relazioni corrose, ammuffite, perennemente condizionate da motivi economici; l’intimità è squallida, segnata da insulti e botte. Imperano il culto del denaro e una fiducia ossessiva nell’azzardo: solo la sorte infatti può alleviare l’angoscia di (ri)cadere nella miseria, ma si tratta di un sollievo temporaneo per un mondo dal destino ormai segnato. Nessuno lavora, ma le energie si sprecano, tutti si affannano, si inseguono, si consumano, senza trovare una via d’uscita, come in un labirinto in cui si gira a vuoto e si ritorna sempre al punto di partenza».

Goldoni alterna in un montaggio compulsivo interni ed esterni, alto e basso, privato e pubblico: si avverte nel testo una sconnessione, un disordine, l’entropia di una cultura che ha perso definitivamente la sua centralità. Al campiello come luogo di incontro, di scontro, ma anche di festa, si sostituisce il mestissimo Ridotto dove ognuno, protetto dall’anonimato della maschera, può spiare gli altri sperando di non essere riconosciuto.

«È una Venezia anomala, scura, silenziosa – continua il regista – semideserta. Perfino il Carnevale rimane sullo sfondo, confinato fuori scena. La festa per eccellenza del rovesciamento, in cui si può fingere di essere ciò che non si è, non può coinvolgere un ceto che può rovesciarsi solo nel proprio vuoto di valori. L’unico piacere (sadico) per i protagonisti sembra derivare dalla contemplazione delle disgrazie altrui. È il trionfo di un individualismo suicida: non a caso questa generazione non ha figli, al limite allievi addestrati ad affrontare un mondo che non fa sconti».

Durata: tre ore compreso intervallo


Piccolo Teatro Studio Melato
dal 22 ottobre al 22 novembre 2015
Le donne gelose
di Carlo Goldoni
regia Giorgio Sangati
scene Marco Rossi, costumi Gianluca Sbicca
luci Claudio De Pace
trucco e acconciature Aldo Signoretti

personaggi ed interpreti
Lugrezia Sandra Toffolatti
Giulia Valentina Picello
Boldo Paolo Pierobon
Tonina Marta Richeldi
Todero Leonardo De Colle
Orsetta Sara Lazzaro
Chiaretta Elisa Fedrizzi
Baseggio Ruggero Franceschini
Arlecchin Fausto Cabra
Siora Fabia Federica Fabiani
Maschere/servitori del ridotto Alfonso De Vreese, Benedetto Patruno e Marco Risiglione (allievi del Corso Visconti della Scuola di Teatro Luca Ronconi del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa)

assistente scenografa Giulia Breno
assistente costumista Sara Gomarasca
assistenti alla regia volontari Valeria De Santis, Andrea Tonin

in dialetto veneziano con sovratitoli in italiano


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